Se, come crediamo, avete letto a suo tempo l’esilarante romanzo di Joe R. Lansdale La notte del drive-in  ebbene adesso forse potreste rivivere dal vero la stessa spaventosa esperienza vissuta nel libro dal gruppo di amici andati una sera d’estate al drive-in una cittadina del Texas per assistere a una maratona di film horror.
Potreste forse anche voi trovarvi coinvolti in un crescendo di eventi truculenti causati dai mostri che escono dal megaschermo per procedere a una serie di squartamenti ai danni degli spettatori orchestrati da un nuovo malvagio Re dei Popcorn.

Tutto questo grazie alla riapertura in atto in molte città italiane di un modo di vedere il cinema che sembrava scomparso dopo gli anni ’50, ma che adesso si sta prendendo la rivincita in seguito alle misure di distanziamento varate per contenere la diffusione della pandemia da coronavirus in luoghi pubblici a rischio di assembramento.

Nessun posto migliore di un drive-in esiste infatti per godersi un film sul grande schermo dall’interno della propria auto aiutati da cuffie che fanno sentire dialoghi e musiche della colonna sonora in totale sicurezza.
Certo questa è una visione solitaria ben diversa da quella che si ha in una sala affollata, ma è pur sempre meglio della casalinga visione offerta dalle varie piattaforme streaming che ci inondano di film vecchi e nuovi nel formato ridottissimo di un tablet o di un telefonino dove hanno costretto un’arte nata grande a farsi piccola nella forma e nella sostanza.

Tra corsi e ricorsi storici sembra che adesso il cinema chieda di essere rilocato in quei luoghi per i quali era nato  e dei quali le odierne arene all’aperto sono la naturale riedizione, drive-in compresi, in alternativa alle enormi mono-sale di una volta in seguito soppiantate dalle tristi multisale vagamente concentrazionarie.

Memori del romanzo di Lansdale suggeriamo ai gestori dei nuovi drive-in di curarne la programmazione  con scelte di titoli che siano congeniali con il loro spirito originario. Scelte che escludano i tanti innocui filmetti in circolazione, magari pure carini, ma fiacchi sul piano emozionale, e che diano spazio a opere a modo loro shocker di quelle che non si dimenticano facilmente.
Opere di grandi registi dall’ampio respiro spettacolare, ma anche film di genere dalla serie B alla Z come gli horror Ho fatto a pezzi la mamma e Non aprite quella porta visti nella maratona dai protagonisti del romanzo di Lansdale.

drive-inTitoli ai quali andrebbero aggiunti tutti i film di Mario Bava a cominciare da La maschera del demonio e altri orrori  splatter degli anni ’80 quali Reanimator di Stuart Gordon e Society di Brian Yuzna, ma anche perché no tutti i film della Troma a cominciare  da quell’ horror demenziale che è lo scombinato Il vendicatore  tossico.
Inoltre, per chi non ama il genere suggerito andrebbe bene anche un solido filmone di guerra come ad esempio Dove osano le aquile girato nel 1969 da Brian Hutton, un film inverosimile dall’inizio alla fine eppure di sicura presa sul pubblico (lo stesso film che lo scrittore inglese Geoff Dyer si è divertito nel suo recente libro Fuga a smontare scena per scena a danno della trama, del regista Hutton e degli interpreti Richard Burton e Clint Eastwood).

La risposta positiva del pubblico al redivivo drive-in conferma la verità che solo il grande schermo può procurare grandi emozioni e che come dice DeLillo gli eroi sullo schermo devono essere più grandi di chi li guarda seduto sulla sua poltrona.