Seconda. Terza. Freno, gas! Sangue! Se insieme a questo si immagina un assordante rumore di una moto è forse la sintesi più adeguata di Rodeo, opera prima di Lola Quivoron.
Il film, accolto con scroscianti applausi al Festival di Cannes 2022, presentato nella sezione Un certain regard, arriva in anteprima italiana al Torino film festival.

Julia vive di piccoli espedienti, non ha bisogno di denaro, ruba ciò di cui ha bisogno. Ha una passione viscerale per il motociclismo, un trasporto divorante, ferino, al limite del patologico. Vorrebbe entrare in un gruppo di motociclisti che praticano il cross-bitume, gare clandestine acrobatiche di motociclette. Nonostante l’altissimo tasso di testosterone nella banda, con difficoltà riesce ad essere accolta, ma un incidente preclude la sua posizione con i biker.

Fin dalla prima caotica sequenza, l’esordiente Lola Quivoron dimostra di non avere paura a mettere in scena un film molto esile a livello di trama, ma davvero convincente e spiazzante sul piano visivo.

Probabilmente “figlio” del successo di Titane (Palma d’oro nel 2021) oltre alla fascinazione per i motori, Rodeo ha in comune col film della Ducournou l’elemento femminile, sia in scena che nella troupe; l’essere donna combattente che per affermare la sua femminilità si appropria di una mascolinità tossica e ne supera idiosincrasie e debolezze.

Rodeo è a livello dell’asfalto, ha in sé lo spirito dei grandi classici anni ’60 e ’70 del road movie come Dirty Gary, crazy Mary, Easy Rider o Vanishing point.
La Quivoron sembra interessata soprattutto a mostrare l’esteriorità di ciò che accade, ma è evidente come nei cult citati la presenza fortissima della voglia di emancipazione e soprattutto di folle libertà.

La trama di Rodeo è scarna e lineare, giusto qualche divagazione nei sogni della protagonista, ma la forza della pellicola è proprio nella libertà di espressione forte di una messa in scena ritmata e che con gusto si appropria dei nuovi linguaggi video mutuati dai social network.

L’obiettivo di Lola Quivoron è trasmettere le sensazioni di potenza e follia che si hanno con una potente moto tra le gambe, con un concentrato di grasso, olio e pistoni pronti ad impennare.
Lo spettatore alla fine della visione si sente come un dente della catena di trasmissione di un motore: pochi momenti per riprendere aria e subito nel torbido a sporcarsi con gli ingranaggi, oltre a questo però ci si sente portati a folle velocità lontani dal giogo castrante della società.

Rodeo: trailer ufficiale