Le ostilità intorno alle Star Wars, con buona pace di qualche autore troppo presto dimenticato (Lewis Coates e Anthony M. Dawson su tutti), erano iniziate ad Hollywood per mano di George Lucas nel 1977, schierando in campo modellini di astronavi, luci al neon e make-up stravaganti.
Per J.J. Abrams –subentrato come generale in comando nel 2015 dopo la semidisfatta dell’ultimo trittico di battaglie firmate da Lucas– utilizzare delle navicelle che stavano in una mano era decisamente anacronistico. Così, il papà di Lost ha sfruttato un reggimento di effetti speciali e di CGI per tornare in prima linea in questa ultima battaglia: Star Wars : L’ascesa di Sky Walker.   

Star Wars : L’ascesa di Sky Walker arriva a concludere quindi la terza trilogia della saga che dal primo film del 1977 ha mantenuto intatto l’universo narrativo ma, gradualmente, ha accantonato i personaggi ormai famigliari a tutti e ne ha creati di nuovi.

Gli attuali eroi (Jedi e non) e le loro nemesi hanno ripopolato e rivitalizzato l’universo Star Wars che ingrandendosi a dismisura grazie a quelle che potremmo chiamare le razioni finanziarie della Disney ha inglobato mondi nuovi e ulteriori sviluppi narrativi, ma allo stesso tempo ha smarrito per le vie della galassia quella filosofia originale legata alla dialettica della Forza.

STAR WARS: L'ASCESA DI SKYWALKER

Impoverita su un piano semeiotico e condizionata dalla vocazione commerciale del nuovo universo produttivo, l’epopea più idolatrata del cinema giunge (forse) al termine. Star Wars : L’ascesa di Sky Walker sicuramente non brilla per originalità, ma tenta comunque di colmare questa mancanza con nuove e scintillanti spade laser dalle forme più fantasiose. Con L’ascesa di Skywalker, Abrams si limita a rimaneggiare gli elementi base della saga a discapito dell’imprevedibilità della narrazione e lasciando solo al finale il colpo di scena legato al personaggio di Rey. I fan effettivamente lo aspettavano ansiosi, soprattutto, dopo il discusso episodio VIII.
Il film tenta di riconciliarsi con lo zoccolo duro del fandom più incallito, dopo che Gli ultimi Jedi li aveva in qualche modo traditi. Ci riesce grazie ad un prodotto calibrato e tagliato per una audience classica e vuole essere una sorta di “ritorno alle origini” e a quel mondo autenticamente fantascientifico e suggestivo creato da Lucas.

Il film è giocato tutto sul dualismo tra Rey con la spada laser blu e Kylo Ren con quella rossa e i rispettivi tentativi di primeggiare durante lo scontro. Nell’incrociare le armi in duelli perfettamente coreografati, si scontrano i loro tormenti, i loro destini e anche i loro rispettivi passati e sembrano essere due facce della stessa anima. Due esistenze, quella di Rey e quella di Kylo Ren, che sono letteralmente agli antipodi, ma nel respingersi, vanno inevitabilmente contro la loro natura e finiscono per attrarsi.
Questi scontri visivamente emozionanti però sono intervallati da scene povere sia per stile che per contenuto e nonostante le musiche di John Towner Williams, Star Wars : L’ascesa di Sky Walker non restituisce il sapore della prima fase delle Guerre Stellari che ci appare, ora più che mai, ormai lontano e disperso nella galassia.

Come tutti i film della saga anche L’ascesa di Sky Walker non farà prigionieri e i fedelissimi si divideranno in due come da copione. Da una parte quelli che lo ameranno, dall’altra i detrattori. In ogni caso la discussione sarà enorme… Forse è proprio questa la grandiosità che porta avanti Star Wars: creare discorsi infiniti (dall’alto e dal basso) sulle infinite declinazioni dell’universo originale. Messa in questo modo, siamo davanti al più grande e ineguagliabile franchise di tutti i tempi, l’unico in grado di rivitalizzarsi sistematicamente attraverso il dibattito costante sulle sue espansioni, filmiche o extra-cinematografiche.
Immaginare tutto ciò nel lontano 1977 sarebbe stato… FANTASCIENZA!