Il Locarno Film Festival si appoggia da sempre sulla sua reputazione di “festival estivo più sfacciato d’Europa”, capace d’inserire in lista opere dal carattere giocoso e stravagante. Nell’edizione del 2019 è rimasto impresso nella memoria Technoboss di João Nicolau, una commedia musicale incrollabile su un anziano divorziato, Luís Rovisco che si avvicina alla fine di quella che sembra essere stata una noiosa carriera nel vendere e mantenere sistemi di sicurezza integrati.

La sua esistenza è tutt’altro che invidiabile, drenato fino all’ultima energia dal suo lavoro, rimasto solo con un gatto come amico. Per accentuare il forte senso di pochezza, Nicolau propone una visione decisamente scialba del Portogallo, tra uffici angusti ed alberghi senz’anima.

Luís, tuttavia, rimane ottimista, come dimostra la sua tendenza a cantare mentre guida.
È proprio da questa insperata positività che il protagonista trova la determinazione a riprendersi l’affetto del suo vecchio amore, Lucinda.

La prima parte del film è un ritratto di una vita solitaria vissuta allo stesso tempo in movimento e in stasi personale soffocante, tra lampi di discordia familiare, dolori fisici e la tragica morte del compagno felino.
Questa narrazione, nel frattempo, è intervallata da passaggi eccentrici, tra cui siparietti musicali che spaziano dal folk al death metal.
Technoboss tuttavia tarda a costruire una sorta d’atmosfera da commedia romantica dai ritmi ben scanditi, facendo guadagnare spessore emotivo alla storia solo della fase finale.

Miguel Lobo Antunes, nel suo primo ruolo da attore professionista, è coinvolgente, con un perpetuo scintillio negli occhi che suggerisce una ricca vita interiore. La performance dal volto da poker dà consistenza al film mentre si sposta casualmente tra toni e gradi di surrealismo.

Un esordiente settantenne che fa il suo debutto come attore, dopo una carriera nella legge, mette in evidenza la sua ingenuità interpretativa, che tuttavia si adatta alla natura dimessa e inconsapevole dello stile formale e comico di Nicolau.

Purtroppo, l’impostazione tutto sommato semplicistica e monotona della storia rende eccessive le due ore di durata, che costringe la trama ad arrancare.
È un viaggio on the road, quello di Luís, che passa spesso attraverso paesaggi di carta crudamente dipinta, proprio ad alimentare l’estetica grottesca della pellicola.

Un road movie sincero, comico e musicale, Technoboss offre, soprattutto, uno sguardo rinfrescante e allegro sull’invecchiamento. Una prospettiva unica e un atteggiamento cinematografico singolare che riecheggia nello stile di João Nicolau, così come le sue personali preferenze estetiche e narrative.

Utilizzando un approccio puro e teatrale, pieno di metafore visive e iperboli che esaltano la realtà della finzione, il film racconta una storia in continua metamorfosi, con una colonna sonora che conquista le orecchie del pubblico sin dai primi minuti.