Con Da 5 Bloods – Come fratelli Spike Lee prosegue la sua personale narrazione della storia contemporanea degli Stati Uniti. Dopo BlacKkKlansman, il regista newyorkese ci parla di un altro lato della storia americana quasi mai raccontato al cinema: il Vietnam dei soldati afroamericani. 
Si tratta di un film d’avventura puro e i suoi protagonisti ricordano quella sordida avidità dei personaggi de Il tesoro della Sierra Madre (John Huston, 1948).

La collaborazione tra Netflix e Spike Lee era cominciata già nel 2017 con She’s gotta have it, la serie TV tratta dal Lola Darling (il primo lungometraggio di Spike Lee) e adesso ci ha regalato uno film con uno sguardo unico sulla guerra del Vietnam. I protagonisti della storia sono i militari neri che hanno combattuto per gli Stati Uniti proprio quando in America i neri vivevano le vessazioni della questione razziale. 

In Da 5 Bloods – Come fratelli passato e presente si alternano e le sequenze liriche –squisitamente d’autore– si contrappongono alle scene d’azione in stile B-movie.  
Oltre alla vicenda raccontata affiora anche una potente critica sociale. Anticipando il movimento Black Lives Matter, Spike Lee ribadisce il proprio impegno civile mostrando ancora una volta la possibilità di sfruttare il mezzo cinematografico per veicolare le proprie posizioni politiche e fare un cinema di altissima qualità, fortemente schierato e divulgato attraverso una piattaforma internazionale di intrattenimento popolare.

Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee: trama del film

Quattro veterani americani tornano nella penisola del Vietnam per recuperare i resti del loro caposquadra. Vogliono recuperare anche un baule pieno di lingotti d’oro che avevano nascosto 40 anni prima, durante il conflitto. Quello che univa il gruppo di soldati, tutti afroamericani, non era solo l’amicizia, il colore della pelle e della divisa. Condividevano anche le idee politiche e le ingiustizie perpetrate dai bianchi.

Da un lussuoso hotel di Oh Chi Minh City parte l’avventura dei quattro anziani amici per chiudere i conti con il passato e i suoi inconfessabili segreti.

Da 5 Bloods – Come fratelli di Spike Lee: recensione

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Da 5 Bloods – Come fratelli è un prodotto di Netflix e questo, in un momento in cui non si può andare al cinema a causa della piaga COVID-19, rappresenta un grande vantaggio.
La piattaforma streaming della “N” rossa offre visibilità massima ai prodotti cinematografici. Inoltre, a quanto pare, Netflix concede la quasi la totale libertà espressiva ai registi che decide di produrre. Non ce lo aspettavamo, ma film come RomaThe Irishman e Da 5 Bloods sembrano confermare… 

Spike Lee, forte di ciò, non si limita in niente e dilata la narrazione fino a 155 ingombranti minuti, farciti con pregevoli scene di battaglia ed effetti visivi sia computerizzati che “analogici”.
Un montaggio di filmati di repertorio riguardanti gli scontri per i diritti civili degli afroamericani, le dichiarazioni di Martin Luther King, Muhammad Ali, Malcolm X e Angela Davis apre Da 5 Bloods. Con questo inequivocabile espediente Spike Lee introduce le tematiche della disuguaglianza e della discriminazione che caratterizzano tutto il film. Allo stesso tempo inquadra perfettamente il contesto storico del finire degli anni ‘60. 
Successivamente La cavalcata delle valchirie di Wagner (rimando evidente a 
Apocalypse Now di Coppola) introduce il viaggio vero e proprio dei protagonisti –visti come una vera “Band of brothers”– che non ha mai smesso di combattere anche se la guerra è finita. Per rafforzare il concetto, Spike Lee sceglie di non ricorrere all’invecchiamento o al ringiovanimento digitale degli attori (a differenza di Scorsese in The Irishman). Così i flashback della guerra vengono rappresentati come una presenza perenne e ingombrante nella testa degli ex combattenti. 

La linea narrativa principale del film è la ricerca di un baule pieno di lingotti d’oro. Sappiamo che nelle pellicole con una “caccia al tesoro” (ad esempio Soldi sporchi di S. Raimi) l’avarizia è sufficiente a spingere gli uomini a rischiare la vita.
Nel Vietnam di Spike Lee il bottino da recuperare diventa una sorta di risarcimento nei confronti dei protagonisti e di tutti quei ragazzi neri mandati a morire per il rosso, il bianco e il blu della bandiera americana. 

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Nella seconda parte, il film riduce la marcia e la narrazione diventa disomogenea e scattosa.
Il cliché dell’avidità si impadronisce anche degli (ex)nemici vietnamiti che vengono rappresentati come sadici stereotipi. Alla fine tutto si avvia verso una conclusione schematica e scontata e neanche il montaggio –davvero pregevole nella prima parte dl film– riesce a regalare un profondo entusiasmo per l’epilogo della vicenda. 

Da 5 Bloods – Come fratelli riesce a esporre la guerra, la condizione dei neri in America e l’atavico razzismo che contraddistingue gli Stati Uniti (e non solo).
L’assioma derivante è che “la guerra è denaro e il denaro è guerra”. Denaro e guerra fatti sulla pelle dei neri. Questo punto di vista di Spike Lee fa eco alle proteste dei manifestanti del Black Lives Matters che manifestano fuori dallo schermo, per le strade. Lee ha anticipato la loro giusta rabbia, cercando ancora una volta di ribadire qual è il posto degli afroamericani nella storia degli USA.
In conclusione, il film ha qualche problema di omogeneità e di durata, ma è difficile immaginare un’opera più calzante e risonante per questo momento.