Antoine de Saint-Exupéry diceva che “si vede bene soltanto usando il cuore” e alla 74 edizione della mostra del cinema di Venezia, Guillermo Del Toro, con la favola nera The Shape of water sembra essere dello stesso avviso.

The shape of waterElisa (Sally Hawkins) lavora come addetta alle pulizie in un misterioso laboratorio governativo americano. La ragazza non riesce ad emettere alcun suono e questo mutismo ha finito con l’isolarla quasi completamente dalla realtà che la circonda: vive nella sua piccola routine domestica e lavorativa senza nessuna ambizione e ha come unici amici la collega Zelda (Octavia Spencer) e l’artista sul viale del tramonto Jiles (Richard Jenkins). Un giorno, l’oscuro e minaccioso agente Strickland (Michael Shannon) porta nel laboratorio una mostruosa creatura metà uomo e metà pesce, catturata in Amazzonia dove è venerata come un dio. Le torture ciniche e immotivate inflitte da Strickland alla creatura impietosiscono Elisa che si avvicina a quello strano essere muto e indifeso come lei. Presto alla pietà si sostituirà un sentimento più profondo come l’amore e la ragazza lotterà per liberare il suo ripugnante amore. 

The Shape of water è una pellicola scritta con cura e attenzione per i dettagli, l’avventura viene accompagnata dal romanticismo, cenni storici al razzismo e alla guerra fredda sono affiancati dal preponderante universo fantastico del visionario regista messicano, ma nel susseguirsi delle scene non si scorgono elementi del tutto originali, e persino la regia di Del Toro risulta troppo uguale alle sue precedenti direzioni.

The shape of waterL’inizio della pellicola fa sperare in qualcosa di nuovo ed entusiasmante: i movimenti di macchina scorrono via liquidi come acqua e le inquadrature piovono lente come gocce che preannunciano un acquazzone, ma il temporale però non arriva mai. Il film si ripiega su se stesso naufragando nel topos romantico della principessa che vede l’amore dietro ad un volto mostruoso.    

I fan più scatenati di Del Toro ameranno la favola gotica di The shape of water, ma i detrattori e chi considera l’autore de Il labirinto del fauno solo un buon regista dimenticheranno la pellicola con la stessa facilità del bere un bicchiere d’acqua.