Quando si parla di argomenti spinosi, la guerra fa capolino quasi immediatamente all’interno della discussione. In ambito cinematografico, gettarsi nella realizzazione di un film che tratti l’argomento è un qualcosa di non poco complesso, soprattutto considerata la grande sensibilità artistica che richiede. Rientra di sicuro nei generi più amati, vista la capacità di raccontare la cruda realtà delle più grandi tragedie dell’umanità e le dinamiche psicologiche degli individui alle prese con i suoi orrori e le sue violenze.
Un genere che ha prodotto straordinari capolavori senza tempo, da vedere, rivedere o riscoprire. Tuttavia, c’è un aspetto che spesso e volentieri passa inosservato, vale a dire le conseguenze che la guerra porta con sé, e il modo in cui riesce ad influenzare l’esistenza non solo del singolo individuo, ma di un’intera comunità.
Vi proponiamo le dieci pellicole che, con un occhio di riguardo agli effetti dei conflitti armati, sono riuscite a racchiudere l’essenza spietata della guerra.
Brothers (2009)

Un remake americano dell’altrettanto spettacolare film danese del 2004 (Brødre), Brothers è un film emotivamente devastante, portato a noi dal sei volte candidato all’Oscar Jim Sheridan.
Quando il marine pluridecorato, Capitano Sam Cahill (Tobey Maguire), viene dato per disperso in Afghanistan, a casa, suo fratello minore Tommy (Jake Gyllenhaal), considerato da sempre la pecora nera della famiglia, inizia a occuparsi di sua moglie (Natalie Portman) e delle sue figlie.
Supportato da prestazioni eccezionali di tutto il cast, in particolare Maguire, che ha ricevuto innumerevoli elogi della critica, Brothers non si concentra solo sull’impatto che il trauma bellico ha sul soldato, ma dà anche uno sguardo intimo a come influisce su un’intera famiglia.
Mentre vediamo l’effetto devastante che il tempo in Afghanistan ha avuto su Sam, passiamo anche molto tempo con la sua famiglia a casa mentre tutti cercano un modo per affrontare una perdita enorme nelle loro vite.
American Sniper (2014)

Continuando con il biopic da Oscar di Clint Eastwood, non si può ignorare come American Sniper abbia evidenziato l’impatto che il PTSD ha sui soldati e sulle loro famiglie, mentre si esplora la mentalità conflittuale del soldato Chris Kyle (interpretato brillantemente da Bradley Cooper).
Liberamente basato sull’autobiografia del suddetto cecchino, celebre per avere in archivio 160 uccisioni confermate durante le sue quattro missioni in Iraq, il film racconta gli attimi passati nel campo di battaglia, per poi addentrarsi nelle difficoltà quotidiane una volta ritornato alla sua vita di sempre.
Mentre il film è stato criticato per l’eccessivo patriottismo e la glorificazione di una figura molto controversa nella vita reale, la stretta direzione di Eastwood insieme alle prestazioni altamente emotive di Cooper e Sienna Miller come moglie di Kyle offrono una potente rappresentazione della tesa vita senza compromessi di un cecchino nel cuore della battaglia, tra tensioni familiari e scelte disumane.
Dollari sporchi (1995)

Co-prodotto, scritto e diretto dai fratelli Hughes, Dollari sporchi è un thriller-noir del 1995 che mette in evidenza gli effetti a lungo termine della guerra da una prospettiva esclusivamente afroamericana.
Il film segue la vita di Anthony Curtis (Larenz Tate), un giovane ragazzo di colore, mentre gradualmente scivola in una vita criminosa non appena decide di mollare la sua quotidianità per combattere la guerra in Vietnam. Tuttavia, dopo aver vissuto scenari orribili e commesso atrocità inenarrabili, trova del tutto impossibile tornare alla vita nel Bronx. Incapace di guadagnarsi da vivere per sostenere la sua giovane famiglia, passando per l’alcolismo, e vedendo quali destini sono toccati ai suoi colleghi soldati, Anthony e i suoi amici si uniscono ad un gruppo militante che ha in serbo di rapinare un blindato portavalori.
Stare al fianco di Anthony per tutto il minutaggio, supportandolo nei momenti di difficoltà, renderanno la sua caduta nell’abisso ancora più dolorosa da guardare. Adornato da delle prestazioni fenomenali e a tutto tondo, è un film che vi conquisterà con i suoi momenti più iconici, incluso il suo indimenticabile finale.
Rambo (1982)

Anche se questa saga alla fine si è involuta in una ridicola fiera action over-the-top, culminata con l’ultimo capitolo Rambo: Last Blood, la serie di Rambo iniziò come qualcosa di molto più serio con il primo capitolo del 1982.
Basato sull’omonimo romanzo di David Morrell, il film s’incentra sul veterano del Vietnam John Rambo (Sylvester Stallone) mentre viaggia (a piedi) nella piccola città di Hope, Washington per visitare un vecchio compagno di guerra. Tuttavia, dopo aver sentito che il suo amico è morto di cancro a causa dell’esposizione all’Agente Arancio (una sostanza chimica usata in guerra), viene arrestato dallo sceriffo della città (Brian Dennehy) nel momento in cui si rifiuta di lasciare la città. Sfortunatamente per le forze dell’ordine locali, le percosse che il protagonista riceve durante la sua reclusione gli ricordano quelle ricevute anni in Vietnam, facendogli tornare alla memoria flashback indesiderati e portandolo a fuggire per rifugiarsi nei boschi. È proprio da qui che, nascosto tra la fitta vegetazione, Rambo intavolerà una vera e propria guerra tra uomo e polizia.
Anche se il film ha un finale drasticamente diverso dal romanzo, il potente monologo di chiusura di Stallone su come la guerra ha influenzato ogni aspetto della sua vita agisce tuttavia come un ricordo agghiacciante di quanto nel profondo eventi simili possano stravolgere l’esistenza di un uomo.
No Fathers in Kashmir (2019)

Scritto e diretto dal regista indiano candidato all’Oscar Ashvin Kumar, anch’egli nel film, No Fathers In Kashmir descrive l’impatto che decenni di conflitto armato tra India e Pakistan hanno avuto sul Kashmir attraverso gli occhi dell’adolescente britannico-kashmira Noor, recatasi nella zona per stare con i nonni nella speranza di scoprire la verità sulla misteriosa scomparsa di suo padre.
Durante il suo soggiorno fa amicizia con un ragazzo di nome Majid, il quale accetta di aiutarla a risolvere il suo. Tuttavia, man mano che le risposte vengono a galla, si ritrovano irreversibilmente al centro della guerra che ha lacerato la regione. Da questo momento in poi, Kumar inizia a sbrogliare la complessità del conflitto, mettendo in luce tutta la sofferenza e la crudeltà che ha colpito l’area insieme alle diverse motivazioni morali che continuano ad alimentare i combattimenti.
Allucinazione perversa (1990)

Se c’è un film che ritrae gli orrori della guerra nel senso più letterale possibile, quello è Allucinazione perversa di Adrian Lyne.
Sfumando il confine tra realtà e irrealtà in modo sopraffino, questo incubo psicologico vede Tim Robbins nei panni di Jacob, un medico che ha militato nella guerra del Vietnam, il quale, già in lutto per la morte di suo figlio (interpretato da un giovane Macauley Culkin), vede le sue giornate infestate da delle allucinazioni frutto del PTSD che non sembrano concedergli tregua alcuna.
Jacobs scopre presto insieme ai suoi compagni sopravvissuti, anch’essi vittime di simili disturbi, di essere stato vittima di un trattamento chimico speciale chiamato “scala” che li ha resi più aggressivi, ma lasciandoli con gravi effetti collaterali psicoattivi.
Anche se alcuni possono offendersi per il finale, il suo scopo tuttavia è quello di sottolineare la tragica realtà dell’esperienza di guerra di Jacob mentre combatte con i suoi demoni personali.
Da 5 Bloods (2020)

L’ultimo “joint” dell’acclamato regista Spike Lee, Da 5 Bloods attinge da una vena simile a quella di Dollari sporchi, anche se Lee lo colloca in un contesto moderno e più politico. Pubblicato su Netflix nel giugno 2020, il film narra di quattro veterani della guerra del Vietnam che vi ritornano dopo più di quarant’anni, alla ricerca di un tesoro nascosto durante il conflitto e della salma del loro caposquadra.
Proprio come il precedente film di Spike Lee, BlacKkKlansman, Da 5 Bloods non rifugge dal lato grafico della storia. L’utilizzo di filmati d’archivio per collocare gli eventi immaginari del film in un contesto storico reale, la comprensione delle situazioni di questi veterani mentre si confrontano con il loro passato, tutto questo consente agli eventi inscenati di essere ancora più impattanti man mano che si susseguono.
Il film stesso è un collage di generi, che vanno dal documentario storico, B-Movie anni ’70, e buddy comedy. Ritraendo gli effetti a lungo termine di questa guerra controversa in una luce completamente nuova, Lee si afferma ancora una volta come un genio del cinema.
Taxi Driver (1976)

Uno dei grandi capolavori del maestro Martin Scorsese, quattro volte candidato agli Oscar nel 1976, Taxi Driver negli anni è stato scrupolosamente analizzato da critica, studiosi e appassionati, ripercorrendo il viaggio nella folle mente del tassista Travis Bickle (Robert De Niro) mentre guida per le strade fumose di New York.
Anche se non vi è un collegamento esplicito con la guerra del Vietnam, sappiamo che Bickle è recentemente tornato a casa dopo aver servito nella guerra. Allo stesso modo, mentre la sceneggiatura (scritta da Paul Schrader) non affronta i temi del PTSD a testa alta, non ci vuole molto per sostenere che il comportamento sempre più violento e instabile di Bickle sia un possibile risultato del suo tempo trascorso in combattimento.
Isolato dalla società e con una visione del mondo disillusa, Travis fa della sua missione personale quella di ripulire le strade e proteggere due donne di cui diventa pericolosamente infatuato con qualsiasi misura ritenga necessaria, indipendentemente dalla sua moralità. Sono questi tratti caratteriali che Travis condivide con i soldati reali che hanno assistito ad atrocità che hanno portato alcune analisi del film a concludere che il personaggio incarna l’isolamento e il trauma dei malati di PTSD.
The Breadwinner (2017)

Un film di guerra diverso da quelli presenti in questa lista, The Breadwinner (titolo originale de I racconti di Parvana) è un bellissimo adattamento cinematografico animato e sentito del romanzo omonimo di Deborah Ellis e prodotto da Angelina Jolie che mostra l’impatto della guerra in Afghanistan dalla prospettiva di una famiglia che vive sotto lo spietato regime dei talebani.
Quando suo padre viene ingiustamente arrestato dai membri dei talebani, Parvana (Saara Chaudry) e la sua famiglia sono lasciati senza i mezzi per provvedere a sé stessi in quanto impossibilitati a lasciare la loro abitazione senza rischiare di essere arrestati o picchiati, vista l’assenza di un maschio tra loro.
Per salvare la sua famiglia, Parvana quindi si taglia i capelli e indossa i vestiti del suo fratello defunto, così da fingersi un ragazzo. Con l’aiuto di Shauzia (Soma Chhaya), un’altra ragazza del posto che l’accompagna nella messinscena, la coppia svolge vari lavori per guadagnare i soldi di cui hanno disperatamente bisogno, mentre Parvana cerca di trovare i mezzi per far uscire suo padre di prigione. Se vi manca, non esitate a destinare la vostra visione a quest’opera.
Il cacciatore (1978)

Una delle più grandi epopee sulla guerra insieme ad Apocalypse Now, Platoon e Salvate il soldato Ryan, Il cacciatore di Michael Cimino vede tre cittadini americani di periferia (interpretati da Robert De Niro, Christopher Walken e John Savage) adempiere a quello che credono essere il loro dovere patriottico aderendo alla guerra che infuria nel sud-est asiatico.
Ciò di cui il gruppo non si rende conto è che stanno per dire addio alle loro vite, almeno così come le conoscono. Quando arrivano in Vietnam, gli amici sono fatti prigionieri di guerra e costretti a partecipare a una roulette russa l’uno contro l’altro, prima che abbiano la possibilità di fuggire. Entrambi fisicamente e mentalmente provati dal loro calvario, i due sopravvissuti lottano in modi diversi per sintonizzarsi nuovamente sulla normalità delle cose.
Anche se il film (che ha vinto cinque Oscar) è stato criticato per non essere una rappresentazione accurata della guerra del Vietnam, l’obiettivo di Cimino era quello di ritrarre la natura disumanizzante della guerra e i modi catastrofici in cui cambia per sempre la vita delle persone coinvolte. E a questo proposito, ci riesce magnificamente.
[…] è avvincente, con enfasi sulle dinamiche di potere e di conflitti umani, peculiarità dei tempi di guerra. In questo viaggio indietro nel tempo, Loach parla così del prezzo della libertà, con […]
[…] tutte quelle pellicole sulla resistenza, che pongono l’attenzione dello spettatore sulle conseguenze e sull’assurdità dei conflitti come fenomeno disumanizzante da condannare. All’interno di questo genere più netto, trovano […]