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Se Re Riccardo, leone col cuor di leone, avesse avuto il fegato del King Artur di Guy Ritchie probabilmente nessuno avrebbe provato a rubargli il trono reale mentre se la spassava in Terra Santa.
Purtroppo questa pagina del ciclo bretone non è narrata da un fantasioso colosso d’animazione, ma dal fulvo regista di Lock & Stock. Di conseguenza, lo scenario è un autentico “guazzabuglio medievale” affollato da tipi poco raccomandabili e poveri servi della gleba riversati in bordelli e taverne, tutti assoggettati a un tiranno illegittimo meravigliosamente crudele. Il risultato è un epic-fantasy ambientato in un Medioevo tendenzialmente ucronico, boschivo e underground allo stesso tempo, in cui il mitico Re Artù (Charlie Hunnam) diventa semplicemente Art per gli amici.
Effettivamente Art non sa di essere il famoso Artù che tutti conosciamo. Scorrazza tra lo squallore e le violenze dettate dallo zio usurpatore (Jude Law), fino a quando il malvagio reggente impone a tutti i rampolli di provare ad estrarre la famigerata Excalibur per trovare il sovrano legittimo e, ovviamente, farlo fuori. Art, scaltro, ma ignaro delle proprie origini, non ha tempo da perdere, quindi balza avanti, scavalca la turba in attesa e… Ok, lo sappiamo, è Re Artù!
L’ultima fatica di Guy Ritchie è una visione imperdibile. Ricca di ingredienti anacronistici, tinte fosche e personaggi unici che non assomigliano a nessun’altra saga per impulsività, ferocia e senso pratico. Il consueto viaggio dell’eroe, attraverso le mille peripezie che lo plasmeranno come uomo e sovrano, diventa una solta di training autogeno per dominare l’istinto e i fantasmi del passato. Il simbolo del percorso è Excalibur stessa, potente e ingovernabile come il regno destinato alle mani di Artù.
La grandiosità di King Arthur – Il potere della spada è dettato dall’uso sapientissimo del 3D migliore di sempre e dallo stile caratteristico di Guy Ritchie che taglia la storia in maniera feroce, attraverso un montaggio ingombrante e adrenalinico. Un altro ingrediente gustosissimo è lo humor sparso qua e là tra sequenze action e paesaggi puramente fantasy e sconfinati nei set extention dilaganti.
Il film è costato 175 milioni di dollari e si vedono tutti. Vale l’investitura a “film della primavera 2017”.
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