In attesa della Palma D’oro di quest’anno, torniamo indietro a quando a Cannes, sulle vittorie, non erano proprio tutti d’accordo.
Pulp Fiction: i fischi e il dito medio di Tarantino
Se ormai sono davvero pochissimi quelli che non conoscono e apprezzano Pulp Fiction di Quentin Tarantino, divenuto nel tempo una pietra miliare del cinema, nel 1994 l’atmosfera era ben diversa. Vuoi perché il giovane Tarantino era al suo secondo lungometraggio, dopo Le Iene, vuoi perché a Cannes si premiava tutt’altro genere e quella violenza, quella struttura frammentata e circolare e quella cultura pop aveva scardinato le porte del Festival spaccando il pubblico, come la critica, in due…il risultato, quindi, fu fischi e urla di dissenso.
Quentin risponde con un dito medio a chi non lo apprezza e grandi ringraziamenti a chi invece l’ha premiato, primo tra tutti Clint Eastwood che quell’anno era il presidente della giuria del festival. Insomma, come per tutte le opere d’arte a qualcuno serve più tempo per apprezzarle, mentre altri le applaudono sin da subito.
Palma d’oro a Quentin Tarantino nel 1994, Pulp Fiction oggi non è solo un film ma un intero genere cinematografico.
Fahrenheit 9/11: Palma D’Oro all’informazione
Tarantino torna a Cannes ma stavolta come presidente della giuria perché ad essere premiato nel 2004 è un documentario: Fahrenheit 9/11 di Michael Moore. Documentarista, sceneggiatore, regista e autore televisivo, già vincitore del premio Oscar con il lungometraggio Bowling a Columbine, si aggiudica la palma d’oro con la sua invettiva politica, intrisa di satira e dolore urlato a gran voce, contro George W. Bush, il più controverso presidente USA.
Che Moore fosse un fervido oppositore di Bush Jr. era noto ai più, ma vedersi spiattellate sul grande schermo immagini, video, intrighi e sotterfugi è tutta un’altra cosa. Un premio dato più all’importanza del gesto che alla sua riuscita forse, merito anche del connazionale Quentin, ma sta di fatto che se il pubblico applaude e la giuria annuisce, la palma viene consegnata e il fango smosso da Moore sale a galla, anche se per molti di noi quello che ci viene meglio fare è dimenticare, anche la verità dietro le stragi.
La vita di Adele: tre Palme e il pubblico scandalizzato
L’adolescenza, le scelte da prendere, l’incertezza sul futuro e l’amore, croce e delizia dell’esistenza. La storia d’amore che racconta il film è tra due ragazze, una giovanissima e inesperta, l’altra più matura e consapevole.
La vita di Adele di Abdellatif Kechiche riceve la palma d’oro, anzi tre perché anche le splendide protagoniste vengono omaggiate col premio di Cannes, sia per aver tenuto sulle spalle un film del genere, sia per esserne uscite “indenni”.
Scene di sesso esplicite e lunghissime sbattute sullo schermo senza alcuna remora, non che serva, ma il pubblico storce il naso e urla allo scandalo per molto meno. Una vittoria divisiva, ma comunque una vittoria quella del 2013, soprattutto per Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos.
Titane: quando meno te l’aspetti
Nessuno l’avrebbe detto, nessuno l’avrebbe neanche pensato. E’ il 2021 e Julia Ducournau, seconda regista donna a vincere una palma d’oro, conquista, non proprio tutto il pubblico, con il suo Titane.
Titanio come la placca impiantata nella parte destra del cranio della ballerina protagonista del film, dopo un incidente avuto da piccola, ma anche come la durezza della pellicola stessa. Un film che butta sullo schermo tutto quello che ha da dire, il dolore, l’erotismo portato all’estremo tra pelle e macchine, tra eccessi e azzardi.
Qualcuno lo applaude, qualcuno resta scandalizzato dal racconto senza filtri, piazzato sotto le luci al neon, di una donna che lotta contro lo stare male al mondo…ma il bello del cinema è anche questo.