C’è spazio anche per l’horror alla Festa del Cinema di Roma, che presenta tra i film in concorso anche La Tour, dalla regia di Guillaume Nicloux.
Opera forte e brutale, che affronta il distopico guardando ad una versione decisamente “extreme” dei lockdown che noi tutti abbiamo potuto sperimentare negli ultimi tre anni.
Qui, infatti, non è un virus a tenere gli inquilini di un palazzo rinchiusi tra le mura dell’edificio, ma una strana forza oscura che ottenebra finestre e porte.
Una storia per stomaci forti, che punta la lente d’ingrandimento sui più viscerali e contorti impulsi che l’animo umano possa partorire.
Una donna, una mattina come le altre, esce dal torreggiante condominio di periferia in cui abita insieme al suo fratellino più piccolo. Nel farlo, viene inghiottita dal nero, un velario scuro, una nebbia, un’entità che inghiottisce chiunque si avventuri al suo interno, rendendo impossibile uscire all’esterno. Isolati dal mondo, vediamo così i diversi nuclei familiari che abitano la torre: coppie e single, vecchi e bambini, gatti e cani di diversa taglia.
Bianchi, neri e nordafricani si spartiranno i piani del palazzo, non appena la situazione si farà critica ed emergerà la necessità di creare delle coalizioni. Le scorte alimentari scarseggiano, le risorse idriche scarseggiano, le armi si fanno sempre più utili e sopravvivere diventa l’unica cosa che conta. Si cerca di sovrastare il prossimo, in modi spietati e disumani, si torna al baratto, si vende il proprio corpo e si cercano fonti alternative – se così si può dire – di cibo e di sostentamento.
La Tour è un film dell’orrore in cui gli eventi si susseguono in un escalation degradante verso il peggio immaginabile. Carestia, omicidio, sessismo, cannibalismo, razzismo, omofobia, tortura; potrebbe essere la sintesi di tutte le violenze e le paure contemporanee, racchiuse in una singola pellicola.
Non è di certo una visione ottimistica del mondo, ma piuttosto una rappresentazione spietata dell’umanità, qui al suo punto più basso. Giocando con la sensibilità del pubblico, il regista esplora l’inaccettabile, in un connubio tra brutalità e apatia.
Come pronosticabile, il film non garantisce alcun tipo di salvezza o redenzione, nessun “lieto fine”. Le anime della storia, povere e lacerate, spinte al limite della sopportazione, si rifugeranno del branco come unica alternativa alla morte. In un certo senso, è il prodotto nato da un forte amore verso il brivido ed il terrore, vista la dichiarata passione del regista verso il genere. Guillaume Nicloux a questo proposito dichiara:
Il mio più grande shock da bambino è stato la paura, tant’è che ne sono rimasto subito affascinato. Questi film dell’orrore, visti ad un’età così giovane, hanno plasmato la mia immaginazione. Terrorizzarmi a tal punto da non riuscire a dormire è stato proprio ciò che ha creato in me una vera e propria dipendenza da cinema.
In questo minestrone di cattiveria e disfattismo, c’è tuttavia della luce, legata soprattutto alla figura della protagonista, interpretata dall’attrice francese Angèle Mac. Però non basta per edulcorare la visione, che resta pesante e ardua.
Il lato più gore del film risulta tra l’altro molto credibile, a nostro discapito. Nel complesso, La Tour è una storia spiazzante, che metterà a dura prova i vostri principi e il vostro buonsenso. Aprite questo vaso di Pandora, a vostro rischio e pericolo.