Dopo The People vs. George Lucas, Doc of the Dead e il più recente 78/52, Alexandre O. Philippe racconta (o meglio lascia raccontare) gli intrinsechi legami tra Il Mago di Oz e la potenza visionaria di David Lynch nel suo nuovo personale lavoro dal titolo Lynch/Oz che si apre con un silenzioso sipario calato facendoci subito immedesimare in Mulholland Drive e nelle contorte atmosfere Lynchiane.
Presentato prima al Tribeca Film Festival, arriva anche alla 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Freestyle e dovrebbe arrivare sia nelle sale che on demand il 2 dicembre.

Il regista vuole far ruotare il documentario attorno ai significati reconditi che riempiono le opere di David Lynch e al tempo stesso indagarne i meccanismi narrativi e onirici che, considerato il mistero e il surrealismo di David Lynch e gli innumerevoli rimandi disseminati nei film, sono da ricercare all’interno di Il Mago di Oz, classico del 1939 di Victor Fleming.
Attraverso una divisione in capitoli, una unica e sempre presente voice-over rilascia informazioni focalizzate sulle citazioni e le somiglianze presenti nel moderno cinema e proprio nei film del regista di Twin Peaks. Ci viene soprattutto mostrato come il fantasy presente nel Il Mago di Oz sia diventano il pilastro che ha dato vita al surrealismo lynchano e suggestionato l’imprevedibilità, il mistero.

L’indagine di Lynch/Oz si sviluppa seguendo delle tappe ben precise e mantenendo un ritmo narrativo costante. Il percorso è scandito dalle voci di Amy Nicholson, Rodney Ascher, Karyn Kusama, David Lowery, Justin Benson, Aaron Moorhead e John Waters che sottolineano le continue contaminazioni all’interno dei lavori di Lynch dove persino alcune caratteristiche fisiche di determinati personaggi sono “mutuate” da Il mago di Oz.
La grande qualità del documentario di Philippe è porre sotto la lente d’ingrandimento le influenze artistiche di un autore discusso come David Lynch e dimostrare come il suo cinema vada ben oltre la mera immagine che nasconde altri sotto-testi o forse, come la natura illusoria del Cinema, inganna soltanto.