Il 2021 è l’anno che ci porterà nelle sale, tra le svariate pellicole attese, anche Last Night in Soho, l’ultimo lavoro del regista britannico Edgar Wright. Famoso per la sua “Trilogia del Cornetto”, che comprende Shaun of the Dead, Hot Fuzz e The World’s End, ritorna sul grande schermo quattro anni dopo l’acclamato Baby Driver (2017). Troviamo Thomasin McKenzie (Jojo Rabbit) e Anya Taylor-Joy (La regina degli scacchi) nei panni delle due protagoniste, insieme a Matt Smith (Doctor Who). Il film è stato presentato nella sezione Fuori Concorso della 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed uscirà nelle sale italiane il 4 novembre.

La storia è quella di Eloise (Thomasin McKenzie), una ragazza del countryside trasferitasi a Londra per studiare design e moda. Dopo il suo arrivo in città, le notti della giovane studentessa vengono sin da subito tormentate da stravaganti visioni dal passato. In queste, Eloise segue i passi di Sandy (Anya Taylor-Joy), cantante e soubrette negli anni ‘60 della Swinging London. Seppur inizialmente affascinanti, questi sbalzi temporali divengono ben presto teatro d’angoscia ed orrori, costringendo la protagonista a fare i conti con dei demoni a lei sconosciuti. Trattasi di un thriller con sfumature horror, ispirato ad opere del genere come Don’t Look Now di Roeg o Repulsion di Polański. Con la sua solita abilità narrativa, Wright gioca molto sul campo psicologico, mantenendo sottile la linea di demarcazione tra realtà e sogno.

When you’re alone and life is making you lonely
You can always go – downtown.
Il film è esattamente come ce lo saremmo aspettati: convulso, inquietante, divertente. La trama è lineare, nonostante i numerosi flashback, e si garantisce l’attenzione dello spettatore premiandolo con colpi di scena e continue rivelazioni. Pur restando un thriller, vi sono molteplici jumpscare ben piazzati, mai banali. Peculiarità del regista è la sua verve umoristica, che non fatica a trovare spazio anche in quest’opera, seppur i toni non siano affatto giocosi. Viene rievocata in parte l’estetica neon alla Refn di Solo Dio Perdona, con una fotografia satura ed elettrica che attaglia l’epoca storica riproposta. È sorprendente come la regia di Edgar Wright riesca a stupire ancora una volta, deliziandoci con transizioni brillanti e inquadrature tutte d’ammirare. La composizione delle immagini è tale da spingerti a guardare ogni singolo frame con attenzione, nel timore d’esserti perso qualcosa sullo schermo.

Dopo un anno di rinvii causa Covid, Last Night in Soho arriva in sala ed è pronto a conquistarsi il pubblico. Con una storia intrigante, porta un vento di freschezza in un genere (quello del thriller-horror) che sta vedendo molte pellicole valide uscir fuori negli ultimi anni. Anya Taylor-Joy e Thomasin McKenzie sono un esempio di casting eccellente, entrambe adatte al personaggio da interpretare. Nonostante la prima sia già di fatto una star, è la McKenzie a dar l’impressione di avere un bagaglio recitativo più completo e robusto, in virtù dell’eccellente prova attoriale che sfoggia nel film. Wright ci fa fare un viaggio, non solo fisico ma anche temporale e spirituale, nella sua amata Londra tanto incantevole quanto soffocante. Nella drammaticità della storia, il messaggio che passa è che non vi sono carnefici, ma solo vittime. In definitiva, vorremmo tanto parlarvi più nel dettaglio di questa pellicola che ci ha conquistati, ma aspetteremo che andiate in sala a scoprirla con i vostri occhi. D’altronde, una cosa è certa: quello che succede a Soho, resta a Soho.