Fra il 1908 e il 1915 il cinematografo cessa di limitarsi a mostrare soltanto vedute o quadri autonomi e incomincia a elaborare una prima forma di narrazione articolata in più inquadrature collegate tra di loro. Avviene quello che Edgar Morin ha chiamato “la trasformazione del cinematografo in cinema”. In questo modo il nuovo dispositivo finisce di essere una semplice attrattiva destinata ai parchi di divertimento e incomincia a muovere i primi passi che lo porteranno a diventare un’arte. Una delle prime opere nata con ambizioni artistiche è L’assassinio del duca di Guisa, realizzato nel 1908 dalla società parigina Film d’Art dei fratelli Laffitte, un’opera di ispirazione letteraria accompagnata in sala dalla musica originale scritta da Saint-Saens..

La logica di produrre grandi spettacoli di forte impatto visivo, ma dall’impianto sostanzialmente teatrale, trova uno dei più alti risultati in La caduta di Troia girato dall’italiano Giovanni Pastrone nel 1911, lo stesso regista che tre anni dopo realizzerà Cabiria, un kolossal di ambientazione cartaginese ricco di novità scenografiche, pittoriche e sopratutto già organizzato in una narrazione ben articolata e coerente che si avvale delle didascalie scritte da Gabriele D’Annunzio. E’ proprio da questo film, assieme a quelli coevi girati in America da Griffith Nascita di una nazione(1915) e Intolerance(1916), che il cinema mette a punto le sue tecniche narrative e diventa la più grande macchina per raccontare storie mai esistita ,meritandosi a pieno titolo la definizione di “Settima Arte” coniata per esso da Ricciotto Canudo.

In verità,nel decennio 1910-1920 il vero territorio dove si elabora la forma di un cinema totalmente autonomo rispetto ai modelli teatrali o letterari non è quello del kolossal a sfondo storico ma è quello delle comiche inaugurate da Mack Sennett nel 1910 e costituite da brevi filmati a base di situazioni assurde, di fughe, di cadute e di torte in faccia miranti a suscitare l’ilarità del pubblico. Ebbene, proprio per rappresentare un “mondo alla rovescia”, i registi e i gagman sfrutteranno tutte le possibilità offerte loro dalla cinepresa per creare un tempo e uno spazio del tutto “antinaturalistici” che in molti casi attingerà alla dimensione della poesia pura con l’approdo ad un’astrazione generale. Si tratta di un cinema dalla forte carica sovversiva che per questo sarà molto amato dagli esponenti delle avanguardie europee di qualche anno dopo,come Breton, Aragon e Buñuel e anche da un maestro dell’assurdo letterario come Kafka.

Da questo genere verranno fuori due dei più grandi poeti di tutta la storia del cinema, Charlie Chaplin e Buster Keaton. La grandezza del primo è legata al personaggio di Charlot,il buffo omino in bombetta e bastoncino che turba l’ordine costituito e smaschera con i suoi maldestri interventi le ingiustizie e le falsità della società borghese, sopratutto nella serie di comiche mute in due o tre rulli girate per la Essanay e la Mutual nel biennio 1915-17 e poi per la First National ( come Charlot emigrante, Charlot evaso ,Charlot soldato e Charlot nottambulo) ,prima di passare ai lungometraggi dove prevarrà un fondo di sentimentalismo di gusto ottocentesco che mitigherà la cattiveria iniziale dell’autore trasformandola in un generico umanitarismo che permea titoli pur ricchi di memorabili gag visive come Tempi moderni e Il grande dittatore .

Geometrica e astratta è,invece,la comicità di Keaton, un marziano che si ritrova sulla terra e che si applica con tenacia per capire come vi funzionino le cose e i rapporti umani, impassibile anche dinanzi ai più grandi disastri in cui viene a trovarsi coinvolto in opere di assoluta modernità che anticipano il tema della relazione sogno-realtà in chiave psicoanalitica e prefigurano anche quello che sarà il futuro meta- cinema ( Sherlock jr.). Le comiche di Keaton giocano su figure come la velocizzazione,lo sdoppiamento e l’equivoco sempre rivelando un uso creativo dello spazio utilizzato secondo criteri prettamente cinematografici per fungere da sfondo alle vertiginose traiettorie del personaggio catapultato ogni volta in ambienti a lui poco familiari ( il West in Io e la vacca o il porto fluviale in Io e il ciclone) oppure alle prese con la ribellione degli oggetti ( Una settimana)in un crescendo catastrofistico che anni dopo ritroveremo nei film di Jerry Lewis.

Più infantile ma dalla risata assicurata è la comicità della coppia Stan Laurel-Oliver Hardy che si afferma all’inizio degli anni Venti e si consolida nel decennio grazie a una lunga serie di comiche in cui i due personaggi danno vita a situazioni umoristiche che si risolvono in buffe coreografie negli ambienti in cui essi entrano a provocare guai e distruzioni a catena (La battaglia del secolo, Affari in grande, Agli ordini di sua altezza) L’ira trattenuta del paziente Ollio e la grattatina sul capo dell’imbarazzato Stanlio sono i gesti tipici che connotano i due soggetti e che li faranno amare da milioni di spettatori piccoli e grandi.

Alla scuola della slapstick comedy si formano anche centinaia di stuntman capaci di acrobatici capitomboli e di frenetici inseguimenti, dote che essi con il tramonto del genere metteranno al servizio del filone western che dominerà nel cinema americano negli anni Trenta.