Presentato in concorso ad Alice nella Città 2021, Mancino Naturale di Salvatore Allocca racconta una storia di riscatto sociale, di sogni impossibili e del difficile mestiere di essere madre.
Con una dura quanto realistica parabola calcistica, Mancino naturale è la metafora di una vita ai margini che vuole credere di potere cambiare, contro tutti e tutto, anche contro sé stessa.
Il giovane regista Salvatore Allocca dirige una splendida Claudia Gerini, alle prese con ogni difficoltà della vita: il lutto, i soldi che non bastano mai, il lavoro saltuario, i sogni infranti e la difficoltà nel conciliare il tutto con l’essere una brava madre.
Mancino naturale: trama del film

Isabella è una vedova quarantenne che vive una vita tanto reale quanto illusoria, alternando momenti dai piedi ben saldi a terra a vortici di puro sogno che la spingono a desiderare una vita migliore per lei e per suo figlio Paolo. Stesso nome del famoso Paolo Rossi, idolo del padre perduto troppo presto. Il bambino è un prodigio del calcio con un sinistro fenomenale e tanto basta alla chiassosa donna per convincersi che un futuro nel mondo del calcio professionistico sia possibile anche per loro.
Tra allenamenti giornalieri e le liti a bordo campo con i genitori degli altri piccoli calciatori, la donna alimenta quella speranza ad ogni goal di Paolo, ad ogni grido lanciato da dietro quella ringhiera che la separa dal figlio, che forse però non aveva mai compreso realmente.
Non importa se la scuola non va bene, non importa se gli amici di Paolo sono pressoché inesistenti, non importa nient’altro che quel sogno d’esser grande per tutti: per lui, per la madre e per il padre perduto. Isabella vive il presente in funzione del futuro, lottando con le unghie e con i denti per prendersi quello che le spetta e tirarsi fuori da quella vita che non stava andando come voleva.
A qualunque costo

Donna decisa e spregiudicata, Isabella non si tira indietro davanti a nulla, nessun ostacolo sembra spaventarla, in uno strano mix di estrema ingenuità e sicurezza, sa che suo figlio arriverà ai provini, sarà notato e che insieme lasceranno quella vita nella periferia di Latina, costellata di falliti e fallimenti, a qualunque costo. E non tarda ad arrivare quel costo, quel prezzo altissimo da pagare per oliare i famosi ingranaggi di quelli che contano, di quelli che nel mondo del calcio sono inseriti e possono tirarti dentro, ma mai regalandoti nulla.
Così Isabella si fa adulare da Marcello, un Massimo Ranieri senza scrupoli, che non cerca neanche di nascondere le sue cattive intenzioni rendendole chiare a chiunque tranne che a lei, ormai terribilmente dentro a quella realtà che ha costruito per tutta la vita.
La donna si spaccherà la schiena per trovare quei soldi, quel passepartout che promette di farti arrivare ovunque, non importa chi sei o da dove vieni, se paghi sei come gli altri; e Isabella paga, illusa ma troppo stanca per perdere ancora.
In questa febbricitante ricerca di un futuro per il suo Paolo, la donna perde di vista proprio le esigenze di quel bambino che non aveva mai chiesto di diventare qualcuno.
La macchina da presa, stringendo sempre di più sullo sguardo perennemente imbronciato del piccolo, mostra al pubblico più di quanto la donna abbia mai capito. Non è il calcio ad interessarlo, non è la fama, non è quel sogno che non è mai stato il suo, ma è proprio la felicità di quella madre che sembra aver riposto tutte le sue speranze in quel piccolo bambino di dodici anni.

Paolo impara pian piano, grazie al tenero vicino di casa e sceneggiatore di serie Tv Fabrizio, interpretato da Francesco Colella, la letteratura, la passione per i libri e la semplice bellezza di vivere la vita dei ragazzini, con tutto quello che ne deriva. Il rapporto tra i due è forse la nota più tenera del film, iniziato con un piccolo aiuto per i compiti e finito con un’intesa quasi padre-figlio.
Isabella se ne renderà conto lentamente, costretta a fare i conti con un passato che voleva cancellare, ma che doveva solo trovare il coraggio di affrontare, ritrovando così suo figlio e una nuova vita che non aveva neanche considerato.
Mancino naturale non è la storia di una cattiva madre, non è la storia di una donna che trascura un figlio, anzi è il racconto di chi in quel figlio ha riposto tutto: sogni, speranze, riscatto e giustizia; lo si capisce da come la bravissima Gerini guarda il bambino, il giovanissimo Alessio Perinelli, da come lo abbraccia e lo incita, da come è fiera di lui e gli accarezza il viso la sera.
Tra il faticoso mondo del calcio, l’affrontare una vita per nulla gratificante, il credere incondizionato e le rovinose cadute, la pellicola di Salvatore Allocca porta sullo schermo uno spaccato di vita che potrebbe diventare altro, potrebbe arrivare in vetta, ma che in fondo aveva solo bisogno di fermarsi a guardare da vicino per apprezzarsi davvero.