Mixed by Erry, l’ultimo film diretto da Sidney Sibilia che firma anche la sceneggiatura insieme ad Armando Testa, parte da un fatto realmente accaduto per raccontare la sorprendente ascesa e l’inevitabile disfatta di Enrico Frattasio, il dj a cui piace fare la compilation e che riesce a creare la prima etichetta discografica pirata italiana tra gli anni Ottanta e Novanta.
Arriva nelle sale dal 2 marzo ed è prodotto da Groenlandia con Rai Cinema, in collaborazione con Netflix.
È il potere della digressione a fare la differenza, come era stato per l’inizio de L’Incredibile storia dell’isola delle rose (2020), con Mixed by Erry ci viene mostrata una breve scena in cui i tre fratelli Frattasio sono da poco in carcere.
Da questo momento in poi si fa un salto indietro nel tempo per iniziare la storia dolce-amara della nascita e dello sviluppo dei mixtape Mixed by Erry.
Era solo il 1975 quando Pasquale Frattasio (Adriano Pantaleo) portava i suoi tre figli, ancora bambini, con sè a vendere la bottiglie di whisky contraffatto nei pressi della stazione di Piazza Garibaldi.
Di lì a poco quei tre bambini diventeranno più adulti e nella Napoli degli anni Ottanta e Novanta, Enrico (Luigi D’Oriano), che sogna di fare il dj, con l’aiuto del fratello maggiore Peppe (Giuseppe Arena) e del minore Angelo (Emanuele Palumbo) daranno vita ad un’attività di distribuzione musicale pirata vendendo mixtape a cinquemila lire.
Una musicassetta dopo l’altra i tre riscuotono un inaspettato ed enorme successo, riuscendo anche a vendere mixtape con i brani del Festival di Sanremo appena cominciato.
L’enorme profitto ricavato fa sì che l’etichetta Mixed by Erry diventi una garanzia di falso originale l’ossimoro che indica paradossalmente il marchio “di una contraffazione di qualità”, rappresentando una enorme parte attiva della copertura musicale italiana.
Ad un certo punto però, i protagonisti iniziano lentamente il loro declino che porta il nome del finanziere Ricciardi (Francesco Di Leva) acerrimo nemico della contraffazione, che li porterà a guardare in faccia la realtà da dentro il carcere anche se tutto sommato Enrico voleva solo fare il dj.
Mixed by Erry riporta sullo schermo una storia senza fronzoli, in cui la narrazione non ha battute d’arresto e si sussegue ogni aspetto fondamentale di ciò che accade. L’uso del flashback rappresenta un espediente narrativo che permette alla narrazione di essere dinamica e allo spettatore di identificare un ritmo costante.
Quest’ultimo appartiene anche ad una colonna sonora coerente con l’epoca di riferimento.
La musica che sentiamo è un mix di pop, synthpop e new wave con brani che vanno dai Visage fino alle The Pointer Sisters.
Mixed by Erry unisce l’ironia alla più esistenziale componente del bisogno di realizzazione e riscatto personale.
Rivelando da subito il suo tono di commedia attraverso dei dialoghi semplici e diretti, il film di SIbilia racconta dei protagonisti che non sono piatti e appaiono ben definiti. Ognuno dei tre fratelli ha caratteristiche e pensieri propri ma, riescono a portare avanti il loro progetto con coesione e astuzia.
L’aspetto interessante è la componente umana che riempie il film: Sibilia tralascia quegli aspetti negativi legata alla violenza e alla criminalità che appartengono al contesto anni Ottanta per focalizzarsi sull’aspetto più umano dei protagonisti e delle loro necessità e dei loro desideri di successo, in particolare quello di Enrico che voleva solo fare il dj.