Che sogni può avere un bambino che fa l’attore? Quando diventa un personaggio riconosciuto da tutti già da piccolo, quando ancora non è formato, come si rapporta con il mondo esterno? Ecco le domande che mi sono posto ogni volta che vedevo film in cui c’erano i protagonisti erano dei bambini che avevano la mia stessa età. Uno di questi, che è diventato anche uno dei miei film preferiti, era proprio Io speriamo che me la cavo, della grande regista Lina Wertmüller.
Oggi raccontiamo una storia nuova, che ha però radici salde in quel film che tutti conosciamo quasi a memoria. Insieme ad Adriano Pantaleo, uno dei piccoli protagonisti del film, abbiamo immaginato di raccontare, a distanza di trent’anni dall’uscita della pellicola, un cammino, quello di Vincenzino il gelataio, oggi un uomo di 38 anni che decide di rintracciare tutti i suoi vecchi compagni del film e farsi raccontare come se la sono cavata.

Giuseppe Marco Albano

Parte da Napoli il percorso distributivo del docu-film Noi ce la siamo cavata a trent’anni dall’uscita del film cult italiano di Lina Wertmüller Io speriamo che me la cavo
Diretto da Giuseppe Marco Albano (vincitore di due David di Donatello con i cortometraggi “Stand by me” e “Thriller” e del Premio Premio Massimo Troisi per il miglior documentario comico) il docu-film ha debuttato al 40° TFF Torino Film Festival e dall’11 gennaio sarà proiettato nelle sale di tutta la penisola.  
Distribuito al cinema da Lo Scoiattolo e poi on demand da CG entertainment , sarà disponibile sulle principali piattaforme: CG tv, iTunes, Apple Tv, Prime Video, Chili, Google Play, Rakuten.

Il film racconta in modo affettuoso e divertente, tra ricordi e interviste, le vite di quei giovanissimi attori che furono i protagonisti del lungometraggio con Paolo Villaggio, tratto dall’omonimo bestseller di Marcello D’Orta.
In occasione del trentennale della pellicola e l’Oscar alla carriera a Lina Wertmüller, Adriano Pantaleo, oggi attore affermato, che nel film del 1992 interpretò Vincenzino, ha avuto l’idea di filmare questo viaggio nella storia attraverso backstage e testimonianze dei  suoi ex-compagni. Insieme al regista e ad Andrej Longo, Pantaleo ha scritto un’opera delicata e accurata, mai pretenziosa. Il docu-film ci mostra com’è cambiata Napoli e quanto sono cambiate le vite dei giovani interpreti. Se la sono veramente cavata?

Adriano Pantaleo si mette alla guida di uno scuolabus e va a ritrovare i suoi ex compagni della terza B della scuola elementare di Corzano, dove il maestro genovese Marco Sperelli (Paolo Villaggio) venne trasferito per errore. Il racconto delle vite di quei ragazzini, che il grande successo di pubblico all’epoca ha reso famosi in tutta Italia, diventa l’occasione per far rivivere ricordi e scoprire se “anche loro se la sono cavata”.

Per alcuni la vita non ha avuto un andamento lineare, ma tutti quei piccoli attori selezionati dopo migliaia di provini, e che oggi sono madri e padri, alla fine hanno trovato la propria strada e non hanno mai dimenticato quell’esperienza incredibile.

Alcuni di loro hanno abbandonato per sempre il mondo del cinema. Ad esempio, Mario Bianco, Nicola, il bimbo cicciottello che amava le brioches, ha aperto due cornetterie e un ristorante a Torino; altri hanno continuato la carriera davanti alla macchina da presa,  come Carmela Pecoraro, Tommasina.  L’attrice ha lavorato anche con registi del calibro di Mario Martone (in  L’amore molesto), ma nel docu-film racconta, con amore e malinconia, che poi ha deciso di non continuare a recitare. Nonostante oggi sia felice madre di tre bambini confessa che, se potesse tornare indietro, ce l’avrebbe messa tutta per continuare.
Ciro Esposito dava il volto all’indimenticabile ribelle Raffaele Aiello e oggi è un attore di successo. Ma c’è anche chi ha avuto storie meno fortunate…

Luigi L’Astorina, Totò, Marco Troncone, Giustino e Salvatore Terracciano, il Salvatore Scognamiglio del film, hanno avuto trascorsi di carcere. Hanno commesso degli errori e hanno pagato per gli sbagli compiuti; con parole semplici e incisive che toccano il cuore, mettono in guardia dagli aspetti negativi di una società profondamente cambiata in questo trentennio. Come sostiene lo stesso Pantaleo

Oggi sono tutti sposati e padri di famiglia, dunque possiamo dire se la sono cavata… con qualche piccola défaillance. […] Se oggi mi ritrovo a fare questo mestiere e ad essere non solo un attore, ma l’uomo che sono, lo devo, in gran parte, a quel mio primo film e a Lina Wertmüller. Il documentario è stata un’esperienza pazzesca, una specie di “seduta di analisi” diffusa e itinerante. È stata anche una riscoperta perché quando ho partecipato come attore al film ero troppo piccolo per comprendere appieno e infatti c’erano tante cose che non ricordavo bene; tutto quello che ci stava accadendo era una magia troppo grande per essere capita da noi bambini.

Lina Wertmüller è stata entusiasta del progetto sin dalla prima volta che Giuseppe Marco Albano e Adriano Pantaleo gliene hanno parlato. La sua partecipazione al documentario, avvenuta poco prima della sua scomparsa nel dicembre 2021, è un affettuoso contributo che impreziosisce il racconto corale di questa celebrazione di una pellicola che è nel cuore di tutti. Oltre alla grande regista, tra i protagonisti del viaggio ci sono  Isa Danieli, Gigio Morra e Paolo Bonacelli, il produttore Ciro Ippolito, il co-sceneggiatore Andrej Longo e la casting director Maria Rosaria Caracciolo.

In Noi ce la siamo cavata viene citato anche Pino Daniele:

Ci sono cose che ci lasciano un segno evidente, persone che incontri per caso e poi restano per sempre

Parole perfette per descrivere sia il film del 1992 che ha segnato un’epoca sia per questo viaggio emozionante nei ricordi diretto con sapienza dal giovane regista lucano Albano. L’autore coinvolge lo spettatore trasmettendo la sua passione per il cinema e per la pellicola della Wertmüller; con delicatezza alterna momenti leggeri ad altri pieni di pathos con delle trovate interessanti. Giuseppe Marco Albano non se l’è semplicemente cavata… ma è eccelso nel dirigere questo docu-film. Aspettiamo con ansia di vedere altre sue fatiche dietro la macchina da presa!