La mostra allestita nei giorni scorsi in onore di Monica Vitti presso una sala del Quirinale a cura di Cinecittà è il giusto riconoscimento per la lunga attività prestata dall’attrice nel cinema italiano, adesso che la donna vive in casa da tempo malata assistita dal marito.

La Vitti è stata l’icona femminile indimenticabile dei film sull’”alienazione” girati da Michelangelo Antonioni nel corso degli anni Sessanta, quando il nostro cinema era matrice di arte e di cultura capace di imporsi ai massimi livelli in tutto il mondo.

Tutti ricordiamo la sua immagine di donna straniata vagante per le strade di una città della Sicilia in L’avventura e quella di lei con il cappottino verde che si aggira spaesata e incerta nella Ravenna delle raffinerie in Deserto rosso, immagini di una modernità ancora attuale che allora portarono sullo schermo il tema del disagio esistenziale in forme originali rispetto al naturalismo dominante.

Anche nel successivo passaggio al genere commedia la Vitti ha fornito prove di grande e poliedrica attrice conquistando il cuore del grande pubblico con i film girati con Alberto Sordi quali Amore mio aiutami e Polvere di stelle (ma anche con un bizzarro fumetto-pop come Modesty Blaise per il quale il regista americano Joseph Losey la “rubò” ad Antonioni).

A riprova del segno lasciato con la sua immagine in tutto il mondo riportiamo un brano dello scrittore sudafricano premio Nobel J.M.Coetzee (tratto dal romanzo autobiografico Scene di vita di provincia) in cui l’uomo ricorda come fu folgorato da Monica Vitti in un film visto da studente in un cinema di Londra: ”In un film intitolato l’Eclisse una donna vaga per le vie di una città deserta, sotto un sole rovente. E’ spaventata, angosciata. Da cosa sia angosciata lui non sa dirlo con certezza: il suo viso non rivela nulla. La donna è Monica Vitti. Con le sue gambe perfette, le labbra sensuali e la sua espressione assorta, Monica Vitti l’ossessiona, si innamora di lei. Fa sogni in cui è lui, tra tutti gli uomini al mondo, a venir scelto per essergli di conforto e consolazione, “fino a concludere l’evocazione con la donna che lui vede entrare nella stanza dove abita “Lui fa un passo avanti, la cinge tra le braccia. Il tempo cessa di esistere: lui e Monica Vitti sono una cosa sola”.

In realtà il film ricordato dallo scrittore era L’avventura,ma non importa. Quel che importa è l’immagine di Monica rimasta impressa nella mente dello scrittore per quarant’anni, cosa che accade soltanto alle grandi attrici diventate simbolo di un’epoca.