L’horror, legato alla nascita del cinema, è stato l’unico genere a subire radicali mutamenti d’interpretazione e produzione. Se, negli anni, la nascita delle varie correnti artistiche ha modificato il modo di intendere un genere disturbante e disturbato, le nuove tecnologie, ora, stanno creando nuovi scenari cambiando lo stile visivo attraverso horror sempre meno sanguinolenti. Giudicare se la tecnologia è deleteria per un genere che, da sempre, si dipana attraverso esperienze emotive legate alle nostre più intime paure, non è gratificante. Di certo ci tornano alla memoria i cult che abbiamo amato quando oggi usciamo da un cinema. L’esplosione, negli ultimi anni, di un filone particolarmente prolifico qual è il mockumentary, ha contraddistinto assieme al 3D gli ultimi brividi in “celluloide”. Nato nel 1980 con il controverso Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato, il mockumentary è un falso documentario girato in presa diretta con una camera costantemente in movimento e in spalla. Il regista, identificato falsamente con l’attore che tiene la macchina da presa, ha il doloroso compito di rendere tutto reale, poiché la funzione dalla fotografia è deviata dall’ambizioso progetto iniziale. The blair witch projectThe Blair Witch Project di Eduardo Sanchez è, finora, il film più famoso di questo sottogenere. Costato poco più di 35.000 dollari, racconta l’avventura di tre ragazzi sperduti in un bosco. La paura crescente ed uno dei finali più riusciti per questo sottogenere fanno la fortuna di un horror senza sangue, martiri o mostri. Molti hanno preso spunto da questo lungometraggio di poco più di un’ora, ma solo Jaume Balaguero e Paco Plaza hanno saputo attingere ed innalzare l’esperienza creata nel 1999.

Rec e Rec 2, infatti, sono gli unici due titoli che tengono ancora alto il nome dei finti documentari. L’aggiunta del colore, degli zombie e degli scenari claustrofobici rendono il tutto uno spettacolo raccapricciante dove le rassicuranti sequenze iniziali finiscono subito in un turbinio di orrore in cui il mondo della televisione vampirizza la realtà. Degno di nota Paranormal activity di Oren Peli, girato in low budget ha ottenuto incassi da capogiro grazie ad un lavoro promozionale e pubblicitario che ha giustificato un sequel dimenticabile. Uscito da poco in Italia, L’ultimo esorcismo di Daniel Stamm inaugura nei mockumentary la sezione demoniaca.

BavaSe i falsi documentari hanno portato qualcosa in più al genere horror, il 3D è ancora troppo acerbo per cambiarne le sorti. Per ora si limita a macchiarci virtualmente gli abiti di sangue (The final destination, Saw) o ammaccarci le teste sparandoci picconi volanti (San Valentino di sangue). Ecco perché quando usciamo dal cinema, rimpiangiamo Browning, Bava o Hitchcock (Psycho eletto miglior horror dai critici americani).