Philip K. Dick (1928-1982) è stato un prolifico scrittore americano di racconti e romanzi, principalmente di fantascienza, in molti casi adattati per il cinema. Il racconto “Ricordiamo per voi” del 1966, con i suoi due adattamenti cinematografici – Atto di forza (“Total Recall” in originale) del 1990 e “Total Recall” del 2012 – è uno di questi.

Ricordiamo per voi” (We can remember it for you wholesale) narra la storia di un impiegato con una vita ordinaria, Douglas Quail, che sogna di andare in vacanza su Marte. Un’azienda, la “Rikord incorporated” (Rekal in originale) ha un nuovo modo di viaggiare, impianta nella mente una memoria extra-fattuale, dei ricordi fittizi costruiti in base alle scelte del cliente. La moglie è contraria ma Quail decide di provare, sceglie il pacchetto “Viaggio su Marte” in cui impersona un agente Interplan. Durante il trattamento, però, riemergono dei ricordi cancellati nei quali lui era veramente un agente segreto che, su Marte, aveva ucciso il leader di un’organizzazione politica. Sconvolto torna a casa dove trova la polizia Interplan ad attenderlo. Tutti gli agenti, infatti, hanno nel cervello una trasmittente telepatica, un plasma vivente, che permette di ascoltare i loro pensieri e di comunicare con loro. Agli agenti impiegati in missioni illegali veniva cancellata la memoria e data una nuova vita, moglie compresa, in caso di problemi venivano eliminati. Quail, però, riesce a scappare e ha un’idea che potrebbe salvarlo. Propone, tramite il plasma vivente, di sottoporlo di nuovo alla procedura ma, questa volta, aggiungendo dei ricordi che soddisfino la sua voglia di avventura. L’Interplan accetta ma bisogna legare questi ricordi fittizi a qualcosa di profondo. Nella mente di Quail viene trovato un sogno infantile in cui una razza di invasori alieni risparmiava la terra solo perché si affezionava a quel bambino, fin quando fosse restato in vita la terra era al sicuro. Essere la salvezza dell’umanità dovrebbe appagare Quail. Ma durante il processo mnemonico viene fuori un altro ricordo sopito, quello di un bambino che incontra una razza aliena che decide di non conquistare la terra finquando lui fosse restato in vita.

Nel racconto sono presenti alcuni tormentoni dickiani, l’idea che ci sia un grande fratello che sorvegli le vite di tutti e l’idea che la realtà possa non essere quella che appare sono, infatti, presenti in altre opere dell‘autore. Il racconto è ben strutturato, scritto in una terza persona oggettiva, racconta linearmente gli accadimenti appassionando il lettore alla storia e presentando un riuscito finale a sorpresa.

 Nel film “Total Recall” (Atto di forza) del 1990 l’inizio della pellicola segue il racconto di Dick per poi decollare fino ad atterrare su Marte e portare il nostro Schwarzy (Douglas Quaid – non Quail – è interpretato da Arnold Schwarzenegger) a terraformare il pianeta rosso grazie alla tecnologia aliena. Dopo il trattamento alla Rekall (non Rikord) Quaid è braccato da agenti CIA (Michael Ironside in primis), tra cui sua moglie Lori (Sharon Stone) e suoi colleghi di lavoro, di cui si libera o uccidendoli o fuggendo. Gli viene consegnato un suo messaggio pre-registrato che lo informa su chi egli sia realmente (si chiama Carl Hauser), su chi gli abbia cancellato la memoria e sul perché. Quaid/Hauser era un agente di Vilos Cohaagen (Ronny Cox), capo dell’amministrazione planetaria marziana, che si era infiltrato nell’organizzazione dei ribelli indipendentisti, salvo poi convertirsi alla loro causa. Cohaagen, sospettando il tradimento, lo aveva mandato sulla terra con la memoria cancellata e lo aveva messo sotto controllo. Col messaggio Hauser aiuta Quaid anche a rimuovere un chip tracciante che ha nella testa e lo incita ad andare su Marte se vuole salvarsi dagli uomini di Cohaagen ed evitare che i suoi piani si realizzino. Quaid accetta il consiglio ma gli agenti segreti lo seguono sul pianeta rosso, trovano, grazie a lui, la base ribelle, bloccano il ricambio d’aria in quella zona della colonia, ne uccidono il leader e condannano a morte per soffocamento tutti gli altri. Questo, si scopre, era il piano originale ideato dallo stesso Hauser. Quaid, messo al corrente della verità su se stesso, sempre da un suo messaggio pre-registrato, decide di ribellarsi al suo antico io, trova e attiva un manufatto alieno che crea un’atmosfera respirabile sul pianeta rosso salvando i ribelli. Ovviamente, nel mentre accade tutto questo, Schwarzenegger uccide in modo rocambolesco tutti i suoi avversari e ottiene l’amore di Melina, la bella ribelle (Rachel Ticotin) che aveva provveduto ad eliminare la moglie di Quaid. I buoni salvi, i cattivi morti, baci, abbracci, fine.

 Il film appartiene a un genere cinematografico con le sue proprie peculiarità, il film d‘azione degli anni ‘80 e ‘90: trama semplice, dialoghi semplici e, a volte, inutili, eroe invincibile, lunghe scene piene di inseguimenti e combattimenti con morti e distruzioni – spesso con moltissimi (e costosissimi) effetti speciali – da cui l’eroe esce sempre vincitore e un lieto fine con la bella di turno salvata e innamorata del protagonista. Struttura della narrazione e montaggio lineare con qualche discrepanza nell’evoluzione della trama. Le inquadrature sono semplici tranne nelle scene d’azione dove, però, rispecchiano lo stile standard del genere (l’action movie appunto) fatto di inquadrature prese da strane angolazioni con continui e repentini cambi delle stesse e veloci movimenti di macchina, spesso con scene al rallentatore, il tutto per aumentarne l‘impatto visivo. Il fine di queste scene è creare un senso di meraviglia, coinvolgendo chi guarda sino a farlo entrare in empatia con il protagonista così da farlo sentire in grado di compiere azioni eroiche e al limite dell’impossibile grazie alle quali qualsiasi problema è risolvibile. La funzione di questi film è, in fondo, catartica, creare, tramite l’immedesimazione con l’eroe, una fuga in una realtà altra, meno complessa, in cui la soluzione dei problemi è più semplice e immediata rispetto alla vita reale ed è, quasi sempre, legata all‘uso di una incredibile forza fisica, al saper combattere in maniera eccelsa e al possedere una volontà indomita, caratteristiche tipiche dell’eroe a partire dai miti greci a cui, in fondo, questo genere si ispira, con tutte le semplificazioni del caso.

All’interno del genere, però, va detto che questo film si distingue per la trama che, ispirandosi al racconto di Dick, è più complessa e ha un che di intrigante in quanto ne riprende le tematiche dell’essere costantemente spiati – il chip nella testa – e dell’incertezza circa cosa sia reale e cosa no – la manipolazione della mente che non permette di discernere la realtà dal sogno. Un minimo dubbio alla fine del film resta, in fondo tutta la storia potrebbe essere benissimo avvenuta solo nella mente del protagonista. Certo è che quando nel film provano a convincere Quaid che si tratti di un sogno sfuggito al controllo Schwarzenegger reagisce uccidendoli. La regia del film è dell’olandese Paul Verhoeven specialista in film d‘azione e thriller erotici (Robocop 1987, Basic Instict 1992, Showgirl 1995, Fanteria dello spazio 1997).

L’interpretazione degli attori non è eccelsa ma in questo genere di film non è richiesta. Schwarzenegger non doveva interpretare il personaggio Quaid, bensì il personaggio “Schwarzenegger” che agiva in una storia. I film d’azione degli anni ‘80 e ‘90 avevano la peculiarità di avere degli eroi impersonati da attori che replicavano il loro personaggio in tutti i film, Sylvester Stallone, Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis, e poi Chuck Norris, Jean Claude Van Damme e altri ancora. In molti casi, venivano girati dei sequel come Die Hard o Universal Soldiers. Anche molti villain erano spesso impersonati dagli stessi attori (Michael Ironside e Ronny Cox ad esempio). Da ciò discende che la scelta degli interpreti per questi film non era legata alla loro bravura ma alle caratteristiche degli attori-personaggio anzi, in molti casi il film era scritto appositamente per l‘attore prescelto. È sottinteso che questi attori dovessero avere un fisico prestante e che tale caratteristica era più importante delle capacità attoriali. C’erano, e ci sono, anche registi specializzati come Paul Verhoeven, Micheal Bay, Walter Hill e Roland Emmerich per citarne solo alcuni.

Gli effetti speciali per l’epoca erano all’avanguardia e, infatti, il film vinse l’oscar per i migliori effetti visivi nel 1991. Il film ebbe un enorme successo di pubblico e, anche se costato molto, permise un notevole guadagno alla Carolco, la casa produttrice, degli anni ‘80-‘90, specializzata in quelle produzioni.

Antonio Di Iorio

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