Ci sono pellicole semplici, destinate a far bene nei circuiti commerciali. Esistono i blockbuster hollywoodiani che incassano milioni in giro per il mondo, sfondando ai botteghini. Troviamo anche le pellicole più di nicchia, film d’autore, opere ricercate e più distanti dal gusto popolare. Poi, ma solo poi, troviamo la categoria di cui fa parte la pellicola protagonista di questo articolo. Valley of the Gods è diretto da Lech Majewski nel 2019, con protagonisti Josh Hartnett e John Malkovich. Trattasi di un’esperienza a dir poco singolare, con le sue immagini brillanti e l’uso pesante dell’allegoria. Anche se sembra una frase fatta, ma è proprio il caso di dirlo: questo film non è per tutti, con il suo surrealismo spesso fin troppo invasivo.

valley of the gods recensione

A prima vista, la pellicola non si presenta in modo lineare. Accadono un sacco di cose che danno un inquietante senso di irrealtà, ma il film tocca così leggermente la trama che non è mai chiaro lo scopo di tutto ciò che accade. Tuttavia, il film offre paesaggi brillanti, alternandosi tra un castello opulento e le lande desolate e sabbiose degli Stati Uniti occidentali. Se non altro, Valley of the Gods fa nascere un profondo desiderio di partire in un viaggio alla ricerca di se stessi, viaggiando sperduti in quei territori tanto misteriosi quanto affascinanti. Sfortunatamente, in tempo di pandemia Covid-19 questa non è esattamente un’idea pratica, quindi tocca accantonare (almeno per ora) questa bella prospettiva avventuriera.

Il film è ricco di scene in cui avvengono rituali (alcuni semplicemente folli, indescrivibili a parole ma degni di essere visti almeno una volta), anche questi senza avere dietro un vero fine o una giustificazione. Tutto è sorretto dalla religione Navajo, una narrativa mitologica intricata, la quale però non viene approfondita in modo idoneo, lasciando solo una grande confusione nella testa dello spettatore.

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Tuttavia, Josh Hartnett si sposa davvero bene con il ruolo dello scrittore divorziato, deciso ad abbracciare le cose assurde della vita. L’uomo si libera dalle catene imposte dalle convenzioni sociali, facendo cose ridicole come camminare all’indietro bendato. Malkovich, al contrario, non riesce ad esprimere tutta l’estensione delle sue capacità attoriali, soprattutto per via dello strano utilizzo del suo personaggio, sempre coinvolto in riti talmente grotteschi da prendersi tutta la scena, senza lasciare spazio ad altre considerazioni.

C’è un grande potenziale artistico dietro Valley of the Gods, non espresso a pieno vista la scelta di Majewski di affidarsi più ai suoi istinti allegorici che alla bravura del suo cast. Cercare un senso logico a questo film è un’impresa senza speranza di buona riuscita. Trattasi infatti di un viaggio interiore di difficile lettura, ma nel quale chiunque può dire la sua, vedendoci ciò che vuole. Valley of the Gods è un’opera da godersi in sala, distribuita grazie a CG Entertainment in collaborazione con Lo Scrittoio a partire dal 3 giugno.