Come accadde per Suspiria, Luca Guadagnino presenta il suo ultimo film Bones and All al Lido, in concorso durante la 79esima edizione del Festival di Venezia.
Tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice statunitense Camilla DeAngelis, il film è prodotto da Metro-Goldwyn-Mayer e distribuito da Vision Distribution.

Sarà in programmazione nelle sale italiane dal 30 novembre.

Siamo ad una piccola festa tra ragazze quando Maren (Taylor Russel), colta da istinto animalesco, mastica il dito di una sua amica. La corsa verso casa e l’improvviso abbandono di suo padre destabilizzano la giovane, a cui resta solo un’audiocassetta a darle spiegazioni sulla sua identità. Costretta a darsi alla fuga – come già accaduto numerose volte – per evitare ripercussioni e guai con la legge, inizia a vagare per gli USA con l’intento di raggiungere sua madre, sparita quando era piccola.
Durante il viaggio si imbatte in Sully (Mark Rylance), un cannibale navigato che ha una sua etica della caccia, ma anche una personalità tendenzialmente disturbata. Sarà solo l’incontro con Lee (Timothèe Chalamet) a farle abbandonare finalmente il suo stato di solitudine e a metterla in contatto con un’inclinazione naturale, da cui però Maren vorrebbe prendere le distanze.

Bones and All parte dal genere young adult per diventare un road-movie con una sottile presenza disturbante legata al cannibalismo, senza che quest’ultima diventi preponderante e quindi inquietante. Non sarebbe errato inserirlo all’interno di un filone più adatto ad un pubblico adolescente, ma in ogni caso lo si apprezza sia per come affiorano i conflitti interiori dei protagonisti, sia per l’elemento cannibalico, che influisce sulle azioni della giovane coppia, ma è una condizione figlia del destino e con la quale sono costretti a convivere.

Il regista si focalizza sui conflitti adolescenziali – riprendendo la scia del teen drama, come era accaduto nel 2020 con la serie We Are Who We are – e sulla difficoltà di essere (o sentirsi) diversi dalla massa, racconta le avventure di Maren e Lee che diventano emblema di tutti coloro che cercano la propria identità.

In Bones and All riaffiorano drammi, paure acerbe e senso di inadeguatezza riproposte con una chiave di lettura differente. Il vero problema per i due fuggiaschi è condividere un segreto impossibile da rivelare, che li conduce ad una forte unione. Per Maren e Lee il fatto di essere diversi li porta a desiderare una dimensione che sia autenticamente destinata a loro e che li faccia sentire parte del mondo.

La sensazione di abbandono lascia il posto a dei rapporti conflittuali con le proprie famiglie e a scoperte che si rivelano essere deludenti, per non dire scioccanti. I protagonisti sono degli outsider che vivono in sordina, bisognosi di una normalità nell’America anni Ottanta di Lick It Up.
Sulla strada della realizzazione personale ci si imbatte in un personaggio interpretato da Mark Rylance (Il Ponte delle Spie, Dunkirk), a cui si rivela necessario dare una nota di apprezzamento. Malgrado egli si palesi poche volte, riesce comunque ad incarnare quella follia tremendamente inquietante e naturalmente raccapricciante di cacciatore di esseri umani.

Guadagnino con Bones and all (Fino all’osso)gira il suo primo film negli States, puntando sulle ambientazioni esterne, con una fotografia in cui sono i paesaggi naturali a fare da cornice all’intero viaggio di Maren. Un percorso in cui, più che una transizione, si ambisce ad un vero e proprio cambiamento, volto alla conquista e al desiderio di far parte di qualcosa.