Il cinema italiano, si sa, ha fatto scuola in tutto il mondo. Almeno nei decenni passati. Ma se, su tutte, la corrente cinematografica del Neorealismo è considerata uno dei più importanti movimenti cinematografici della storia del cinema, bisogna, purtroppo, riconoscere che tale corrente – ritenuta da molti “scomoda”, in quanto, per la prima volta, parlava di povertà nell’immediato dopoguerra – non è durata che pochi anni.
In molti, infatti, pensavano che il pubblico aveva bisogno di ridere (forse per evitare di pensare alle tristi condizioni economiche e sociali dell’epoca). Ridere poteva rivelarsi la soluzione a molti problemi. Eppure, si sa, quando dietro la macchina da presa c’è chi non ha paura di osare, di dire la propria, di toccare temi scottanti, pur con un tono apparentemente leggero, il messaggio arriva ugualmente. Forte e chiaro.
E così, non a caso, la Commedia all’italiana si è rivelata una corrente cinematografica altrettanto arguta e graffiante, in cui, tramite la rappresentazione delle più bizzarre abitudini e dei difetti degli italiani, veniva ugualmente tracciato un esaustivo affresco della società del tempo.
Ne sapeva qualcosa il grande Dino Risi, considerato meritatamente uno dei padri indiscussi della commedia all’italiana stessa, che ha contribuito in modo significativo a scrivere un essenziale capitolo della storia del cinema nostrano (e di tutto il mondo).
Laureato in medicina (professione che, di fatto, non ha mai esercitato), Risi ha sempre mostrato una spiccata curiosità nei confronti della settima arte, scrivendo dapprima in qualità di critico cinematografico e giornalista per testate come Il Giorno, La Fiera Letteraria e Milano Sera.
Non passò molto tempo, tuttavia, prima che il desiderio di cimentarsi in prima persona dietro la macchina da presa prendesse il sopravvento. Particolarmente significativa, a tal proposito, fu la figura del regista post neorealista Alberto Lattuada, il quale lo fece scritturare dapprima come assistente alla regia per il lungometraggio Piccolo Mondo antico (Mario Soldati, 1941), poi con la stessa carica per Giacomo l’idealista, da lui stesso diretto nel 1943.
Nel frattempo, il giovane Dino Risi iniziò a girare i primi cortometraggi e documentari, fino a esordire finalmente nel lungometraggio, nel 1952, con Vacanze col Gangster.
In molti notarono immediatamente il suo talento, tra cui il produttore cinematografico Carlo Ponti, che lo esortò a trasferirsi a Roma, in modo da potersi dedicare a 360° a questa nuova professione.
La sua pungente ironia, il suo spiccato spirito di osservazione, il suo (non troppo) latente cinismo, ma anche la sua indulgenza nei confronti dei suoi protagonisti, sarebbero “esplosi” da lì a breve. Prima con la realizzazione della commedia Pane, Amore e… (1955), terzo capitolo della celebre tetralogia iniziata nel 1953 da Luigi Comencini, poi, finalmente, con il lungometraggio Poveri ma belli (1956), il suo primo, grande successo, ambientato in una Roma proletaria, per una storia alla “bulli e pupe” che tanto strizzava l’occhio al cinema d’oltreoceano e che avrebbe visto un seguito, l’anno successivo, con Belle ma povere.
Non aveva bisogno di filtri, Dino Risi, per dire al mondo intero cosa ne pensava di questo nostro paese e dei suoi abitanti. E, a tal fine, una regia dinamica, insieme a una scrittura brillante e ben ritmata, ben si sposava con una sottile ironia e – talvolta – anche con un particolare humor nero, che in lungometraggi a metà strada tra la commedia popolare e quella sofisticata non esitavano ad aggiungere un tocco di malinconia, oltre a numerosi spunti di riflessione.
Questo è il caso, ad esempio, di un altro grande successo di Risi: Il Sorpasso (1962). In una Roma praticamente deserta, il giorno di Ferragosto, due personaggi agli antipodi si incontrano quasi per caso: il timido studente Roberto (impersonato da Jean-Louis Trintignant) e il “bullo” Bruno (Vittorio Gassman) ci accompagnano tramite un road movie all’italiana in un singolare percorso verso la scoperta di sé, per una vita conclusasi troppo presto. A fare da leit motiv: una carrellata di situazioni paradossali e “tipi umani”, che avrebbero visto un loro ulteriore sviluppo (per quanto riguarda le tematiche trattate) nel film a episodi I Mostri, realizzato l’anno successivo.
Questi furono gli anni d’oro del cinema di Dino Risi. Gli anni in cui lungometraggi del calibro di Il Vedovo (1959), Il Mattatore (realizzato nel 1960 e con un poliedrico Vittorio Gassman in stato di grazia), La Marcia su Roma (1962), Operazione San Gennaro (1966) e Straziami, ma di baci saziami (1968) videro la luce. In questi anni, interpreti come Vittorio Gassman (vero e proprio attore feticcio di Risi), Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, ma anche Sofia Loren e Walter Chiari vennero ulteriormente valorizzati agli occhi di spettatori di tutte le età.
Dino Risi era in grado di rapportarsi a ogni qualsivoglia tematica o genere.
Ciò fu particolarmente evidente nella seconda parte della carriera, quando i toni drammatici sembravano, di quando in quando, avere la meglio sulle risate. Basti pensare, giusto per fare qualche esempio, a La Moglie del Prete (realizzato nel 1970, con la coppia vincente Mastroianni-Loren) e al thriller sentimentale Fantasma d’Amore, realizzato nel 1981, tratto dall’omonimo romanzo di Mino Milani, ambientato a Pavia e con la grande Romy Schneider al fianco di Mastroianni.
Tra i pochi registi ad aver messo d’accordo davvero tutti, Dino Risi è da considerarsi a tutti gli effetti un cineasta fondamentale della storia del cinema italiano.
Attento osservatore, arguto critico, ma anche amorevole conoscitore di ognuno di noi, dei nostri difetti, delle nostre abitudini, Risi, nel corso della sua lunga e prolifica carriera, non ha “risparmiato” davvero nessuno e dei suoi ritratti di un’epoca ben precisa ha fatto dei lungometraggi dalle valenze universali, sempre attuali, nonostante i numerosi decenni trascorsi dalla loro prima uscita in sala.
Piccole e preziose opere d’arte, che oggi come ieri continuano a divertirci, a farci riflettere e ad emozionarci.
[…] molti i film noti di Dino Risi. Nella sua carriera è stato in grado di alternare il registro comico a quello drammatico e tante […]