Non sempre, in Italia, viene dedicata la giusta attenzione al regista tedesco Christian Petzold. Eppure, nonostante molti dei suoi lungometraggi siano stati distribuiti da noi soltanto in poche sale (vedi, ad esempio, l’interessante La Donna dello Scrittore, realizzato nel 2018), sono in molti ad aver riconosciuto il suo indubbio talento visivo e narrativo. Non ha deluso le aspettative nemmeno Il Cielo brucia, la sua ultima fatica, presentata in anteprima mondiale alla Berlinale 2023 e ora in arrivo anche nelle sale italiane.
Anche qui, come di consueto nelle sue opere, l’animo umano e i derivanti rapporti interpersonali vengono attentamente osservati sotto la lente di ingrandimento. Anche qui i tormenti interiori del protagonista (un ottimo Thomas Schubert) trovano sul grande schermo importanti parallelismi con gli ambienti rappresentati.
Secondo capitolo (dopo Undine, 2020) di una trilogia dedicata ai tormenti interiori, all’amore e, non per ultima, alla difficoltà a relazionarsi con il mondo che ci circonda, Il Cielo brucia ci racconta, dunque, la storia di Leon (Schubert, appunto), giovane scrittore in piena crisi creativa che deve assolutamente ultimare il suo romanzo entro una determinata data e che, al fine di trovare la giusta tranquillità per portare avanti il proprio compito, si reca per qualche giorno sulla costa baltica a casa del suo amico Felix (Langston Uibel), il quale, a sua volta, deve preparare il suo portfolio per essere ammesso a un’importante scuola di belle arti.
All’interno della villa di Felix, tuttavia, alloggia già da tempo Nadja (Paula Beer), amica di famiglia di quest’ultimo. Al loro gruppo si unirà ben presto anche Devid, amico di Nadja, e tutto sembra apparentemente andare per il meglio.
Apparentemente, perché, di fatto, Leon sembra l’unico a non riuscirsi a integrare nel suddetto gruppo, preso com’è dalle sue crisi personali e dai suoi problemi che, a ben guardare, sono molto meno gravi di ciò che sembrano.
Ne Il Cielo brucia, dunque, Christian Petzold ha messo in scena quella che probabilmente è l’ultima estate “spensierata” dei nostri protagonisti. L’ultima estate prima di entrare a tutti gli effetti nel mondo degli adulti. Nella casetta di campagna di Felix il tempo sembra essersi quasi fermato. Soltanto i malumori di Leon sembrano turbare, di quando in quando, la bella armonia che si è venuta a creare.
Eppure, se si osserva il cielo con attenzione, capiamo immediatamente che “qualcosa non va”, che ben presto inaspettati eventi cambieranno per sempre le vite di ognuno di loro. Gli incendi nei boschi, durante le torride giornate estive, si fanno sempre più frequenti.
Ancora una volta, dunque, Christian Petzold è riuscito a farci immergere in una dimensione apparentemente idilliaca (e, se vogliamo, anche talvolta esilarante, come quando assistiamo alle disavventure del povero Leon), per poi inferirci forti, fortissimi scossoni emotivi. Senza risparmiarci proprio nulla.
Anche nel presente Il Cielo brucia, dunque, il suo cinema ci arriva con tutta la sua potenza visiva e comunicativa, sebbene, proprio visivamente parlando, troviamo il regista leggermente più pacato, rispetto a quanto abbiamo visto in altri suoi precedenti lavori. Ma sta bene. Le sue intenzioni, di fatto, hanno raggiunto sul grande schermo un loro giusto compimento. E proprio nel rosso innaturale del cielo trovano la loro massima espressione.