È il 1963 quando Blake Edwards, uno dei pilastri della commedia brillante hollywoodiana, presenta la sceneggiatura, scritta con Maurice Richlin, del suo nuovo e ambizioso progetto: The Pink Panther, in Italia noto come La Pantera Rosa.

La commedia è un elegante intreccio giallo, ambientato tra i lussuosi party dell’alta società a Cortina d’Ampezzo, in cui il ladro gentiluomo Sir Charles Lytton, col volto di un David Niven attempato ma ancora affascinante, mira a impossessarsi del prezioso diamante che dà il titolo al film e contemporaneamente a sedurre la sua proprietaria, la principessa Dala (una giovanissima Claudia Cardinale).la-pantera-rosa-3

L’ambientazione, il fascino glamour di Niven, della Cardinale e di un grande cast dove spiccano la bionda Capucine e il giovanotto Robert Wagner, insieme allo storico tema sonoro di Henry Mancini rappresentano gli ingredienti perfetti per una vicenda intrisa di borghese nobiltà fino al midollo.
 Però a far entrare nella leggenda la Pantera Rosa, è un dettaglio, un granello di polvere, una scheggia impazzita…

Nel copione di Edwards-Richlin non poteva mancare il bersaglio predestinato dell’abilità di Niven: il commissario di polizia ligio al dovere e un po’ inetto. In origine tale ruolo doveva essere di Peter Ustinov, ma quest’ultimo, pochi giorni prima dell’inizio delle riprese, litigò con Edwards e abbandò il progetto; il regista decise così di ripiegare su uno dei suoi cavalli di battaglia; l’attore britannico Peter Sellers, già al suo fianco in La signora omicidi.

Sellers ridisegna, insieme a Edwards, il personaggio, che diventa un ispettore parigino di nome Jacques Clouseau.

È l’inizio della leggenda.

Che Clouseau/Sellers non ci stia a fare da spalla a Niven, lo si capisce dalla primissima inquadratura dedicata al personaggio: impettito, tronfio, con la trombetta di Mancini che intona uno schernitorio inno francese in sottofondo mentre con l’accento entrato a tutti gli effetti nella storia del cinema (anche in Italia grazie al solito, magnifico lavoro in sede di doppiaggio di Giuseppe Rinaldi) pronuncia con fermezza “Dobbiamo trovare quella donna”, per poi cadere nel tentativo di girare un mappamondo.

La perfetta fotografia di uno dei più celebri e riusciti personaggi del cinema comico di sempre.

La vicenda è ingenerosa con Clouseau, la cui stessa moglie (Capucine) è in realtà la spia e amante di Charles Lytton. Ma Sellers si conquista la scena così come farà poi in Hollywood Party; turbando l’equilibrio delle feste da ricconi con la sua goffaggine, ma soprattutto con la sua determinazione. Clouseau non ne combina una giusta, ma mantiene una sicurezza di sé che è la vera vis comica dell’ispettore francese; così una brillante commedia giallo-rosa si trasforma in un irresistibile film slapstick, e l’attenzione degli spettatori si sposta dalle abili trame di Lytton/Niven ai disastri combinati da Clouseau nell’imperdibile scena della festa in maschera.la-pantera-rosa-6

Perfino il finale, che vede Clouseau passare da accusatore ad accusato e Lytton insperatamente libero dopo essere stato arrestato dall’ispettore, non smentisce la natura del personaggio, che alle guardie che lo scortano in carcere e gli chiedono come abbia fatto a non farsi mai catturare, risponde orgogliosamente: “Non è stato facile”.

I celeberrimi titoli di testa col personaggio animato della Pantera Rosa, ennesimo parto della fantasia di Friz Freleng, che poi avrà anche una serie animata tutta per sé, sono solo la ciliegina sulla torta di un capolavoro assoluto.

Edwards capisce che Jacques Clouseau non può morire tra le mura di un carcere; inizia così la saga dedicata alle avventure del detective dai baffetti e dall’accento francese.

Il primo film in cui Clouseau è il vero protagonista esce l’anno successivo, il 1964; in Uno sparo nel buio Peter Sellers deve indagare su un omicidio per cui è imputata la bella e ingenua Maria Gambrelli. Tutti gli indizi portano alla sua colpevolezza, ma Clouseau è insindacabilmente sicuro dell’innocenza della dolce cameriera. Il motivo? Si è innamorato di lei.

Clouseau non sbaglia mai, o meglio, sbaglia sempre, ma per gli altri, non per lui.

Attorno alla figura dell’ispettore, Edwards costruisce i comprimari destinati ad affiancarlo nel gotha del cinema comico; il servitore cinese Kato, interpretato da Burt Kwouk e protagonista di esilaranti agguati a sorpresa al suo padrone per tenerlo sempre in allenamento, e soprattutto l’iracondo superiore di Clouseau, l’ispettore Dreyfuss, col paonazzo volto del ceco Herbert Lom.

L’odio che Dreyfuss prova per Clouseau, dettato dall’inezia e apparente inadeguatezza del francese ma anche e soprattutto da come, alla fine, gli eventi girino sempre dalla sua parte, è alla base di gag continue, nonché un’importante parte delle successive sceneggiature.

Quella di Clouseau non è fortuna o casualità, è determinazione e fiducia esasperata nei suoi mezzi. E questa volta è l’ispettore francese a uscire vincitore dalla pellicola, provando l’innocenza dell’amata Maria, con cui avrà un figlio, ma questa è un’altra storia.

Tutti vogliono Clouseau, e tutto sembra pronto per un nuovo episodio dedicato all’ineffabile detective; Edwards e Sellers, però, abbandonano improvvisamente il progetto (dal loro abbandono verrà fuori il succitato Hollywood Party) e così l’infallibile ispettore Clouseau è diretto da Bud Yorkin e vede Alan Arkin nel ruolo dell’ispettore. Yorkin non è Edwards, Arkin non è Sellers; il film si traduce in un inesorabile fiasco, tanto che per sette anni i riflettori si spensero sull’ispettore Jacques Clouseau.

la-pantera-rosa-5A rompere il digiuno, causato anche dagli screzi tra Edwards e Sellers (nessuno dei due vuole ammettere l’importanza dell’altro nel successo della Pantera Rosa) è l’uscita, nel 1975, di La Pantera Rosa colpisce ancora (The Return of the Pink Panther; la maldestra traduzione italiana sarà fonte peraltro di un po’ di confusione col capitolo successivo) che segna il ritorno sul grande schermo dell’ispettore Clouseau, di Dreyfuss, di Kato e anche di Sir Charles Lytton e sua moglie (che però non hanno più i volti di David Niven e Cappuccine).

Il pubblico non aspettava che di rivedere Clouseau all’opera, e viene accontentato; non si può però negare un certo calo di intensità nella commedia, che risulta a tratti diluita e priva di mordente (il film dura quasi due ore)

A compensare queste sbavature il solito, adrenalinico, esilarante finale con l’intervento di Dreyfuss che ormai è stato trasformato in nemico ufficiale di Clouseau dal suo astio per il francese, peraltro promosso ispettore capo alla fine del film. Herbert Lom si conferma personaggio chiave della serie, anche grazie al suo tic nervoso diventato tratto istintivo di Dreyfuss.

Così all’ex superiore di Clouseau è concesso l’onore di recitare la parte del cattivo principale nel quinto capitolo della saga, il quarto della coppia Edwards/Sellers (e quindi considerato a tutti gli effetti la quarta parte della Clouseau-story dai fans e dalla critica) Il titolo in inglese è The Pink Panther strikes again; i traduttori italiani però hanno già usato impropriamente tale titolo per il precedente episodio, e così ne esce un improbabile La Pantera Rosa sfida l’ispettore Clouseau.

Il film abbandona qualsiasi velleità di realismo per trasformarsi in una specie di cartoon con attori in carne e ossa, passando così ad essere un film totalmente comico; Dreyfuss risiede in un maniero sulla montagna, veste di nero e suona l’organo, mentre minaccia l’umanità chiedendo semplicemente la vita di Clouseau in cambio della cessazione delle sue malefatte. Tra un agguato di Kato, un improbabile travestimento e passando per un irresistibile finale a base di gas esilarante, i piani di Dreyfuss vengono sventati; Clouseau è nuovamente vincitore, ma si inizia a intuire un po’ di stanchezza sia da parte di Edwards, che soprattutto di Sellers, figura notoriamente tormentata dalla paura di non far ridere il pubblico e che coltivava altre ambizioni, non volendo restare legato al personaggio di Clouseau.

Il capitolo successivo, La vendetta della Pantera Rosa, datato 1978, non aggiunge e non toglie nulla ai predecessori; Dreyfuss non è più cattivo ma odia sempre Clouseau, che stavolta combatte la mafia francese negli Stati Uniti. Abbiamo sempre i travestimenti di Clouseau, le esplosioni di ira di Dreyfuss, le imboscate di Kato, i travestimenti e gli improbabili abbordaggi alla donzella di turno, ma la pellicola, seppur molto divertente, non appare all’altezza delle precedenti, soprattutto dei primi due storici film. Da rimarcare peraltro che è l’unica occasione in cui Clouseau non ha la voce di Giuseppe Rinaldi, sostituito da Oreste Lionello già doppiatore di Sellers in altre occasioni (Il dottor Stranamore)

La vendetta della Pantera Rosa sarà fatalmente l’ultimo film della serie girato completamente da Sellers. L’ennesimo sequel, Sulle orme della Pantera Rosa, vede infatti la tragica morte dell’attore nel mezzo delle riprese, che saranno completate con spezzoni dai precedenti film. L’amico-nemico Blake Edwards non manca di omaggiare la memoria del protagonista, dedicandogli il film con la citazione nei titoli di testa “To Peter – the one and only Inspector Clouseau”.

il-figlio-della-pantera-rosaCon Sulle orme della Pantera Rosa, di fatto, la serie cessa di avere senso di esistere. Tuttavia, Edwards proverà a riportare in auge il brand l’anno successivo, il 1983, con La Pantera Rosa – Il mistero Clouseau, in cui Dreyfuss incarica il giovane Clifton Seigh, interpretato da Ted Wass, di indagare sulla misteriosa scomparsa dell’ispettore francese. Appare tuttavia chiaro che Wass non è in grado di reggere un ruolo così importante, e anche questo capitolo è infarcito di scene dei precedenti film; non risolleva il prodotto l’apparizione di Capucine e di David Niven, qui alla sua ultima interpretazione prima della malattia che lo avrebbe privato della parola.

Edwards non demorde, e dieci anni dopo decide di pescare in Europa per cercare il nuovo Jacques Clouseau; così ad interpretare il figlio che l’ispettore ebbe da Maria Gambrelli è addirittura Roberto Benigni, già famosissimo in Italia e con legittime ambizioni internazionali. Ad affiancare l’attore toscano in Il figlio della Pantera Rosa sono i comprimari di Sellers: Herbert Lom riprende il ruolo di Dreyfuss, mentre un invecchiato Burt Kwouk torna ad essere Kato.

Il film è un fiasco quasi totale (Benigni è addirittura nominato ai Razzie Awards come peggior attore protagonista) e così Edwards mette definitivamente nel cassetto dei ricordi la saga della Pantera Rosa.

A riesumare la memoria della storica serie sono stati i recenti film interpretati da un ottimo professionista come Steve Martin: La Pantera Rosa (2006) e La Pantera Rosa 2 (2008) Tuttavia, la loro funzione finisce per essere quella di ricordare al pubblico un nome già indimenticabile: quello del maldestro, eppure infallibile, ispettore Jacques Clouseau o meglio Peter Sellers – the one and only Inspector Clouseau.