Un gruppo di bambini, un’amicizia e una guerra che imperversa in una Roma che faticosamente cerca di sopravvivere al dominio tedesco nel 1943, periodo in cui assistiamo ad uno dei capitoli più bui della nostra storia. L’ultima volta che siamo stati bambini è il film che segna l’esordio di Claudio Bisio alla regia ed è tratto dall’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei.
Con una sceneggiatura scritta dallo stesso Bisio insieme a Fabio Bonifacci (Benvenuto Presidente, Metti la nonna in freezer, Benvenuti al Nord), il film ha aperto l’edizione Giffoni 2023 e ci mostra lo sguardo spontaneo e scanzonato tipico dei bambini senza mettere in secondo piano il drammatico contesto.
Prodotto da Solea, Bartlebyfilm, in collaborazione con Medusa Film, Prime Video e Ministero della Culture, L’ultima volta che siamo stati bambini è distribuito da Medusa Film e sarà nelle sale dal 12 ottobre.
Il film si apre nel 1943 con una Roma distrutta dalle bombe della guerra. Da questo momento in poi inizia il racconto di una pura e sincera amicizia. In un momento così incerto tre amici giocano alla guerra fingendosi valorosi soldati, sono Italo (Vincenzo Sebastiani), Cosimo (Alessio Didomenicantonio) e Riccardo (Lorenzo Mc Govern Zaini).
Il primo è il figlio del Federale, il secondo è povero e affamato, sente la mancanza del padre mandato al confino e vive con il nonno (antonello Fassari) e il fratellino, mentre il terzo è il figlio di una agiata e rispettabile famiglia ebrea di commercianti. In brevissimo tempo si aggiunge al gruppo Vanda (Carlotta De Leonardis) un’orfana credente che in cuor suo spera di poter essere adottata.
Nelle loro molteplici avventure di gioco i quattro siglano la loro amicizia con un “patto di sputo” con la convinzione di restare sempre uniti, ma la realtà è ben diversa e il 16 ottobre Riccardo e la sua famiglia, insieme ad altre migliaia di persone del Ghetto, vengono presi dai tedeschi per essere deportati nei campi di concentramento.
Rimasti in tre, Italo, Cosimo e Vanda decidono di intraprendere un viaggio lungo la ferrovia, senza dire niente a nessuno, per andare a prendere il loro amico e onorare così il loro valoroso “patto di sputo”.
Preoccupati per la loro assenza, Vittorio (Federico Cesari), fratello maggiore di Italo, insieme ad Agnese (Marianna Fontana), suora dell’orfanotrofio in cui vive Vanda, decidono di andarli a prendere cercando di seguire gli indizi lasciati dal gruppo. Il viaggio sarà un’esperienza che cambierà profondamente ognuno di loro, mettendo i più piccoli di fronte ad una dolorosa realtà.
L’ultima volta che siamo stati bambini è una toccante commedia dai toni drammatici che non si perde in inutili moralismi o auliche valutazioni storiche.
La narrazione è incentrata principalmente sui tre amici, sul loro approccio avventuroso e sul desiderio di portare in salvo il quarto di loro.
Claudio Bisio riesce nel suo ruolo di regista a mantenere un giusto equilibrio tra la naturalezza dell’età fanciullesca e la tragicità del momento storico.
Il ritmo narrativo mantiene l’attenzione costante, sia per via della spontaneità propria dei protagonisti, sia per il fatto di essere un “road movie ai tempi della guerra”.
Proprio l’idea di compiere un viaggio, seguendo il percorso delle rotaie, fa pensare ad un itinerario che porterà i personaggi al cambiamento e alla scoperta. Li renderà un po’ meno bambini e un po’ più adulti.
L’ultima volta che siamo stati bambini adopera dei toni leggeri composti da naturale ironia e illusione che abbiamo già incontrato in film come La vita e bella o Jojo Rabbit. Basti pensare – ad esempio – ai vagheggiamenti di Italo sulla forza valorosa dei soldati e sull’idealizzazione del duce che ricordano similarmente quelli del protagonista Jojo Betzler nel film di Taika Waititi.
L’ultima volta che siamo stati bambini si pone a metà strada tra dramma e memoria storica, tra amicizia e spensieratezza, risultando agli occhi di chi lo guarda un film scorrevole.
I protagonisti, nonostante la loro età, assaporano per un attimo una libertà che cela pericoli e vivono un’esperienza che li porta a confrontarsi sia con se stessi che tra di loro.
Con delle prove attoriali convincenti, L’ultima volta che siamo stati bambini mette in campo più tematiche lasciando solo intravedere da lontano la violenza della guerra e riuscendo comunque a conferire al film quella tensione drammatica che mantiene viva la memoria storica.