Tratto dal romanzo The Circle di Dave Eggers, il film di James Ponsoldt ci mostra un futuro che non è poi così lontano.
The Circle è il racconto di una deriva tecnologica e di una iperconnessione che non richiede un grande sforzo d’immaginazione per essere compresa.
Ponsoldt, con la sua pellicola, ci porta in un futuro possibile, dove la privacy diventa un concetto così labile da sembrare sbagliato e oscuro, perché qualcuno potrebbe pensare ci sia qualcosa da nascondere nella nostra vita se vogliamo sia privata; e qui con “qualcuno” s’intende il mondo.

Ma andiamo nello specifico, The Circle è il nome non solo della pellicola, ma dell’immensa azienda al centro della narrazione, una multinazionale tech che riassume in se stessa i grandi colossi che oggi tutti conosciamo bene. E’ a metà strada tra Facebook e Instagram, con utenti che condividono ogni aspetto della propria vita; è un po’ Google, che tutto sa e tutto vede, ma anche un po’ Apple, che ha fatto del suo logo una casa brandizzata che sforna la qualunque, insomma, tutto quello che abbiamo oggi, ma qui è sotto un solo nome: The Circle.
La storia raccontata è quella di Mae, interpretata da Emma Watson, che passa da giovane speranzosa alla ricerca di un buon posto di lavoro, a dipendente entusiasta della grande azienda, a momenti di puro scetticismo, fino a sposare totalmente la causa del colosso tecnologico, almeno per un po’, e tutto questo nel giro di un’ora e mezza. Sì perché è proprio questo l’effetto che fa The Circle, confonde con le sue buone intenzioni, con i grandi propositi e altissimi ideali, tanto da portare Mae a trovarsi faccia a faccia con l’uomo dietro al marchio, l’uomo dei grandi slogan.
Condividere è prendersi cura
A tenere le redini di tutto è Tom Hanks, una specie di Steve Jobs ma più “subdolo”, sempre sorridente, su un palco, a parlare dei benefici di The Circle, davanti ad una platea urlante e adorante che non sapeva di aver bisogno della sua ultima idea fino ad un attimo prima. Un uomo che vuole cambiare il mondo, se nel bene o nel male questo va interpretato, un uomo che coinvolge la folla con le sue idee e intenzioni, perché “i segreti sono bugie” e
Sapere è bene ma sapere tutto è meglio

C’è da dire che in The Circle non si parla di uno scenario catastrofico alla Black Mirror, no, parliamo di un contesto ad un passo dal nostro quotidiano, una situazione possibile, un mondo in cui la tecnologia può aiutare a cercare fuggitivi in diretta, a rendere trasparente la vita dei politici, tutte cose meravigliose sulla carta, ma che nel pratico possono rivelarsi pericolose su più livelli. E su questo sottile dualismo gioca anche la fotografia luminosa e colorata, che ben contrasta con il lato oscuro di quel progetto hig-tech mascherato con feste, parchi, dipendenti gioiosi e sempre pronti a postare la scoppiettante vita in azienda.
Quindi, The Circle è una sorta di parabola di come potrebbero andare le cose per noi, una specie di profezia, neanche troppo lontana, su come il condividere tutto possa farci perdere di vista la linea sottile tra lecito e illecito, o anche semplicemente il concetto di privacy di cui tutti dovremmo poter godere. Un’altalena tra giusto e sbagliato, un thriller che mette il pubblico nella condizione di pensare da che parte stare in questo tiro alla fune tra entusiasti e contrari, tra chi è immerso nei social e chi vuole tirarsi fuori da questo incessante guardare e mostrare.
Quella che ci racconta Ponsoldt non è una distopia, non è un futuro lontanissimo, anzi, è un mondo spaventosamente simile al nostro, ma che ha fatto un passo in più. E se quel passo vale la pena farlo il regista lo lascia scegliere al pubblico, con un finale che invita “solo” a riflettere sull’oggi che diventerà il nostro domani.
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