David Lynch è uno dei più grandi autori del cinema contemporaneo, uno dei pochi che riesce a spiazzare lo spettatore e a lasciarlo disorientato dopo aver visto una delle sue opere.
Maestro nel raccontare l’inquietudine e analizzare l’inconscio,  Lynch è un folle visionario in grado di mostrare l’ignoto avvolgendolo con fascinoso mistero.

Se non avete mai visto niente di questo straordinario regista, ecco i tre film per iniziare il vostro cammino nella sua ricca filmografia:

Velluto Blu (1986)

Secondo progetto finanziato dal produttore italiano De Laurentiis, Velluto blu valse a David Lynch la candidatura all’Oscar come miglior regista.

Al centro della storia c’è il ritrovamento di un orecchio mozzato da parte dello studente Jeffery Beaumont (Kyle MacLachlan), il quale inizia a indagare sul caso.
Indimenticabili le performances di Isabella Rossellini nei panni di una cantante di night club e quella di Dennis Hopper che interpreta un gangster feroce e disadattato.

Velluto Blu affronta temi tipici del regista, come quello delle apparenze, della perversione sessuale, del voyerismo e del lato oscuro. La spiegazione è da trovare tra le righe del film.
Solo scavando si può comprendere la verità. 

Mulholland Drive (2001)

Mulholland Drive nasceva come una serie televisiva, ma dopo dei disaccordi con  la ABC, Lynch decise di realizzare un film. Sicuramente definirlo tale, è limitante per quest’opera complessa e misteriosa.

Un vero e proprio rompicapo sullo sfondo della caotica L.A.
Lynch in questa pellicola mette a nudo la City of Angels tra delirio e oscurità.
Tra realtà e sogno.

A seguito di un incidente stradale sulla Mulholland Drive di Los Angeles, una donna (Laura Harring) perde la memoria. Tenterà di mettere insieme i pezzi della sua vita e ricostruire i suoi ricordi con l’aiuto di un’aspirante attrice (Naomi Watts)  in un mix di eventi immaginari e surreali e fatti realmente accaduti.

Mulholland Drive vinse la Palma d’oro al Festival di Cannes per la miglior regia e valse a Lynch la terza nomination all’Oscar come miglior regista.

Inland Empire – L’impero della mente (2006) 

Non è possibile definire Inland Empire – L’impero della mente un semplice film. E’ una vera e propria esperienza di 172 minuti , un flusso di coscienza dell’artista David Lynch.

Girato interamente in digitale, tra Stati Uniti e Polonia, quest’opera è un mix di suoni e immagini tra mondi reali, onirici, surreali. Se si cerca una sorta di trama all’interno dell’ultimo lungometraggio di Lynch, si può dire che al centro della storia c’è una donna in pericolo ( Laura Dern), un’attrice che si mette a imitare il personaggio che interpreta in un film.  

Tra incubi e deliri, è impossibile non subire il fascino di questo viaggio senza bussola nella follia. Odiato o amato,  Inland Empire ha messo a dura prova anche i più fedeli fans del regista. Una cosa è certa: guardare questo film cercando di trovare delle spiegazioni razionali, non ha senso.
Aprite la mente e godetevi questo folle bombardamento di arte e pazzia.