Roma-1 novembre 1975: ultimo giorno di Pier Paolo Pasolini.
In una Italia persa, perché timorosa della verità, Pasolini, rientrato da Stoccolma, incalzato dalla censura per Salò o le 120 giornate di Sodoma, con Petrolio già avviato, trascorre le ultime ore nella casa di famiglia, impegnandosi nella corrispondenza e concedendo un’intervista a Furio Colombo per La Stampa.
Le ultime ore del regista trascorrono normalmente, pranza con Nico Naldini e Laura Betti che ha appena prestato la voce alla posseduta Linda Blair ne L’esorcista. Congedati gli ospiti scrive a Eduardo De Filippo, poi attraversa la notte romana con la sua Alfa Romeo. Incontra Ninetto Davoli, gli propone la sceneggiatura di un film (il mai realizzato Porno-Teo-Kolossal).
Pier Paolo conclude la serata con l’incontro del giovane Pino Pelosi che, nel buio della spiaggia di Ostia, parteciperà al suo massacro.
Abel Ferrara affresca le ultime ore di Pasolini (interpretato da Willem Dafoe, decisamente inerente nell’aspetto) cercando di trasferire lo stile di Petrolio dalla carta alla cellulosa: la narrazione è quasi negata, annientata da continue visioni scollegate che sembrano distogliere l’attenzione dalla storia principale, ma che in realtà descrivono in maniera efficace il vissuto di Pasolini, il suo rapporto da un lato con i familiari, indispensabili a rendere leggibile il poeta ai fini della narrazione, e la società del tempo, dall’altro con la scrittura e con il cinema.
Pasolini di A. Ferrara è un profondo coinvolgimento sensoriale con cui viene mostrato il poeta, alternato immagini oniriche e sovrimpressioni che sciolgono la realtà e mostrano un quadro inesistente e destrutturato, ma comunque visibile.
Per comprendere meglio la stesura del film di Ferrara bisogna rifarsi ad una frase di Pasolini che non manca nel film: “Ci sono cose che si vivono solo attraverso il corpo, per quanto ci accaniamo a ricostruirle, immaginarle o interpretarle non sono più le stesse vissute attraverso un altro corpo”; infatti Abel Ferrara sviluppa le immagini con un continuo e improvviso cambio di prospettiva, ora è il poeta che parla, ora le sue parole vengono interpretate da altri, ora è lo stesso Ferrara che propone il suo punto di vista.
Il regista americano volendo ricordare le ultime ore di un poeta, sembra solo apparentemente rinunciare al suo cinema, infatti anche qui c’è spazio al male oscuro che divora il mondo, Pasolini/Dafoe scende all’inferno, quando ormai l’inferno sta arrivando da noi.
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