Gli anni ’50 del cinema sono quelli del boom fantascientifico, degli alieni che invadono il grande schermo per non lasciarlo più.
Prima d’iniziare a ricordare come il cinema raccontava gli alieni negli anni ’50, vale la pena farsi una domanda: perché? Perché questi sono gli anni degli invasori extraterrestri che escono dai consueti fumetti e romanzi di genere per irrompere sul grande schermo? Perché la febbre aliena raggiunge il massimo grado in questi anni? E ancora c’è un perché? probabilmente più di uno.
Gli anni ’50 sono quelli in cui il ricordo della Seconda Guerra Mondiale è ancora scolpito negli incubi di chi è rimasto, sono quelli che aprono le porte alla Guerra Fredda, ma anche quelli del boom economico americano, dei Kolossal, delle speranze di ricostruzione e di un futuro che non abbia nulla a che fare con quel passato appena passato. E poi…non dimentichiamoci che è del 1947 il primo avvistamento alieno, ovviamente sempre in America.
Non c’è un solo motivo, quindi, se gli alieni hanno scelto proprio gli anni ’50 per mostrarsi al cinema, ce ne sono moltissimi e da questi partiamo per ricordare 3 film da vedere sugli invasori alieni degli anni ’50.
Gli alieni nel cinema anni ’50
Ultimatum alla Terra
Robert Wise attinge dal romanzo Addio al padrone di Harry Bates per portare al cinema una versione degli alieni dalle fattezze e dai messaggi rigorosamente umani.
A fare da ponte tra i due mondi è Klaatu, l’extraterrestre inviato sulla Terra con un ultimatum: smettete di fare la guerra o sarete distrutti.
Wise, che aveva risparmiato sul budget scegliendo come set la “semplice” Terra e non il ben più dispendioso Spazio, riesce comunque ad imporsi nella storia con la sua visione insolitamente ottimista. Sì, perché il regista tratteggia nella sua pellicola una prospettiva aliena pericolosa ma allo stesso tempo rassicurante, con un extraterrestre che, nonostante arrivi nel bel mezzo di Washington a bordo di un disco volante con un messaggio di distruzione totale, sa amare e farsi amare.
Questa sua compassione, tra l’altro non particolarmente apprezzata dallo scrittore Bates, ha fatto pensare ad una sorta di allegoria cristiana futuristica, una specie di giudizio universale con Klaatu messaggero non creduto, ucciso e poi rinato per portare a compimento la sua missione sulla Terra.
Una visione dell’alieno salvifica quindi, senza distruzioni e annientamenti, solo avvertimenti che ben s’inseriscono nel clima degli anni ’50 dove la pace era effettivamente un punto a cui arrivare. Pochi effetti speciali, sempre in accordo con gli anni e soprattutto con il budget, ma comunque una pietra miliare del genere fantascientifico, tanto da meritarsi un remake, ben più moderno, datato 2008.
La cosa da un altro mondo
Ancora anni ’50, ancora alieni e ancora USA per Christian Nyby e il celebre Howard Hawks che (anche se qui non accreditato), dopo aver sperimentato ogni tipo di genere filmico, nel 1951 approda alla fantascienza.
Tratta dall’omonimo romanzo di Campbell, qui la pellicola aliena si tinge di horror con un’atmosfera ben più cupa rispetto alla versione salvifica degli alieni di Wise.
Sì, perché in questo Cult l’extraterrestre arriva per distruggere, con sembianze tutt’altro che rassicuranti quasi fosse un Frankenstein scongelato.
Certo è che oggi il cinema ci ha abituati a ben altri modi per spaventarci, ma per il ’51 l’alieno vegetale di La cosa da un altro mondo faceva il suo lavoro, eccome! Tanto che, nonostante il low budget, grazie alla regia di Hawks, gli effetti speciali e la fotografia di Russel Harlan si costruisce un classico della fantascienza che stravince al botteghino con una versione catastrofica, spietata e pericolosissima dell’alieno diventato un Cult.
L’invasione degli ultracorpi
Del 1956 e diretto da Don Siegel, quest’altro capolavoro fantascientifico, ispirato all’omonimo romanzo di Jack Finney, di remake ne ha avuti ben tre, a testimonianza del fatto che se qualcosa è ben riuscita il tempo non la tocca.
L’atmosfera cambia ancora, perché Siegel i suoi alieni li fa giocare con la mente, e neanche a dirlo anche qui il budget era minimo eppure i risultati sono stati grandiosi. Quindi, la storia di base è molto semplice: gli alieni s’impossessano dei corpi degli umani creando copie identiche alle originali ma prive di sentimenti.
A indagare, capire e tentare di destreggiarsi tra isteria e effettive sostituzioni è uno psichiatra, interpretato da Kevin McCarthy, che capisce che la città è totalmente invasa e non c’è scampo…o almeno questo era l’intento del regista prima della sostituzione finale imposta, ma nessun spoiler per chi ancora non l’ha visto.
Ancora, senza effetti speciali Don Siegel costruisce un Cult che si regge tutto sulla modalità di narrazione soffocante, sulla tensione crescente dell’invasione aliena dilagante e inarrestabile che prende il mondo come brutta copia per qualcos’altro.