Al giorno d’oggi, numerosi sono gli spettatori di tutte le età a essere affascinati dai sofisticati effetti speciali dei film Marvel o di ogni qualsivoglia lungometraggio d’azione, sia esso ispirato a opere letterarie, a fumetti e non.

Di fatto, come è nata l’idea di creare gli effetti speciali sul grande schermo? Per scoprirlo, dobbiamo fare un salto molto indietro nel tempo, fino ad arrivare alla fine dell’Ottocento, ossia poco tempo dopo l’invenzione del cinematografo da parte dei fratelli Lumière, quando, finalmente, grazie all’illusionista e regista Georges Méliès è nato il cinema di finzione.

Già, il cinema di finzione.
Non è stata, infatti, immediata l’idea di dar vita a storie immaginarie, nel momento in cui si è scoperto come rappresentare la realtà in movimento. La rappresentazione stessa del quotidiano era già di per sé un fatto straordinario e, nel momento in cui i Lumière per la prima volta brevettarono questa loro potente invenzione, ancora non esisteva nemmeno il concetto di regia cinematografica.
Fatta eccezione, infatti, per la breve commedia L’Arroseur arrosé (1895), infatti, i fratelli Lumière realizzarono principalmente film di impronta documentaristica, mostrandoci, di volta in volta, scene prese dal quotidiano, così come sbarchi di navi, incoronazioni di sovrani e ogni qualsivoglia evento ufficiale.

Toccava, dunque, proprio al nostro Georges Méliès inventare nuovi espedienti per intrattenere un pubblico sempre più esigente. Già direttore del Teatro Robert-Houdin di Parigi e stimato illusionista, Méliès fu immediatamente affascinato da questa nuova invenzione, al punto di chiedere proprio agli stessi Lumière uno dei loro macchinari (all’epoca ancora molto pesanti e rudimentali) per effettuare riprese cinematografiche. Riluttanti, inizialmente, a condividere questa novità, essi rifiutarono.

Georges Méliès, tuttavia, non si perse d’animo e con l’aiuto di alcuni collaboratori provò a ricostruire da sé le prime telecamere, al fine di realizzare piccoli film d’intrattenimento ispirati ai suoi stessi spettacoli.

E qui, dunque, nasce il cinema di finzione, così come, appunto, il concetto di regia cinematografica e di montaggio (essenziale per quanto riguarda la realizzazione degli stessi effetti speciali).

Leggenda vuole che Méliès si rese conto delle grandi potenzialità del montaggio quasi per caso, ossia quando, durante alcune riprese in esterno, una delle telecamere si bloccò. Dopo aver ripreso a girare, egli si rese conto che, involontariamente, dove nella prima ripresa era presente sullo sfondo una carrozza, sulla seconda, esattamente allo stesso posto, era presente invece un carro funebre.
Questo involontario jump cut, dunque, avrebbe potuto portare a grandi cose. E così fece.

Grazie a questa nuova tecnica, infatti, Georges Méliès prese ispirazione per molti altri esperimenti atti a dare fluidità ai suoi film e, appunto, a creare suggestivi effetti speciali. Da quel momento in avanti, la voglia di sperimentare si fece sempre più forte, fino ad arrivare ai primi esempi di sovrimpressione ottenuti mediante più riprese degli stessi attori, successivamente “sovrapposte” per far sì che un personaggio potesse sdoppiarsi (un esempio particolarmente interessante in merito è il film L’Homme Orchestre, realizzato nel 1900 e in cui vediamo lo stesso Méliès moltiplicarsi per sette, suonando contemporaneamente altrettanti strumenti musicali).

Al contempo, grazie anche a nuovi modi di posizionare la macchina da presa (più vicina o più lontana dai soggetti rappresentati, a seconda delle dimensioni da dare loro a film finito), ad accurate scenografie (le stesse usate per gli spettacoli teatrali), alla colorazione a mano delle stesse pellicole e, appunto, alle idee nate da spettacoli di magia, ecco che il pubblico poté godere appieno di tutte le potenzialità che questo nuovo mezzo aveva da offrire.

Viaggio sulla Luna (1903) è considerato il primo, grande film di fantascienza della storia del cinema.

Qui frequenti cambi di location, bizzarri seleniti che saltano fuori dal nulla e, non per ultima, una luna dalle fattezze umane che viene improvvisamente accecata da un missile sono passati di diritto alla storia.

E mentre film come Le Magicien (1898), Cendrillon (1899), Jeanne d’Arc (1900) e Le Livre magique (1900) non hanno perso il loro fascino anche a distanza di più di un secolo dalla loro realizzazione, ci rendiamo conto di come essi possano essere sembrati straordinari a un pubblico che per la prima volta vedeva sul grande schermo storie esistite fino a quel momento solo sui libri, su rudimentali palchi teatrali o, semplicemente, nella sua fantasia.

Nel corso della sua vita, Méliès girò centinaia di film, molti dei quali, purtroppo, sono andati persi, sia a causa di una scorretta conservazione delle pellicole, sia a causa dello scoppio della guerra, responsabile, tra le altre cose, del fallimento di molte attività, sia di un furto da parte di collaboratori di Thomas Edison, che già da tempo si era reso conto delle numerose potenzialità commerciali del cinema stesso.

In seguito a tali episodi, Georges Méliès smise di dedicarsi al cinema e finì per lavorare come negoziante in un piccolo chiosco di dolci e giocattoli presso la stazione si Paris-Montparnasse insieme a sua moglie. Almeno fino a quando il giornalista Léon Druhot, direttore del Ciné-Journal, non lo ritrovò, facendolo finalmente tornare alle luci della ribalta: alcuni artisti surrealisti, dopo essersi resi conto dell’immenso valore delle sue opere, realizzarono per lui la prima retrospettiva della storia del cinema, mentre nel 1931 fu proprio Louis Lumière a consegnargli la Legion d’Onore.

Il mondo, finalmente, lo aveva riscoperto.
Fu così che Georges Méliès, spentosi a Parigi il 21 gennaio 1938, non fu più costretto a vivere nell’oblio e ottenne, per il resto della sua vita, i dovuti riconoscimenti.
Nel 2011 Martin Scorsese ci ha raccontato le sue straordinarie vicende in Hugo Cabret (tratto dall’omonimo romanzo illustrato di Brian Selznick). Ma questa, ovviamente, è un’altra storia.