Quentin Tarantino ama le donne. Nonostante venga spesso accusato di misoginia, il re cinematografico del Pulp ci ha mostrato nei suoi film delle figure femminili che vanno contro ogni cliché. Probabilmente chi non la pensa così, si sofferma sulle apparenze. Infatti, fatta eccezione de Le Iene (1992) Tarantino non ha mai diretto pellicole con personaggi esclusivamente maschili.
Le sue donne sono di tutte le etnie e con chiome di tutti i colori. La sua regia esalta la fisicità e la bellezza di ognuna di loro, soffermandosi anche su piccole parti del loro corpo. Come i piedi, di cui è ossessionato.
Ma in questo articolo noi di Cabiria Magazine non vogliamo parlarvi del feticismo di questo amatissimo regista. Parleremo, invece, delle donne nel suo cinema. Nell’era del politically correct, si può dire che Quentin Tarantino sia stato un precursore. I suoi personaggi femminili uccidono, combattono, rubano, mentono e incassano pugni e calci esattamente come quelli maschili. Spesso hanno la stessa grinta e la stessa sete di vendetta, anzi, a volte anche di più!
Lo sguardo di Tarantino sull’universo femminile, cambia da film a film. Spadaccine, pistolere, femmes fatales, schiave, spie…
Le sue donne appartengono a mondi ed epoche diverse, ma una cosa è certa: non sono assolutamente il sesso debole! Ecco le cinque donne che hanno un posto speciale nel nostro cuore:
1- Jakie Brown interpretata da Pam Grier in Jakie Brown
Per la prima volta, nel suo terzo film, Quentin Tarantino sceglie una donna come protagonista.
Un personaggio insolito nella sua filmografia, quello di Jackie Brown. Lei è una signora insoddisfatta della sua vita da hostess, tanto da intraprendere una nuova carriera nel contrabbando. La pellicola è tratta dal romanzo Rum Punch di Elmore Leonard e risulta essere la più sottovalutata del regista. Probabilmente perché è il film più riflessivo e meno violento che abbia girato. Però, l’originalità di questo personaggio femminile è il segreto del successo di questa pellicola.
Pam Grier, che interpreta Jackie Brown, era, negli anni settanta, protagonista di successo della Blaxploitation: un genere di film realizzati a basso costo con attori afroamericani e musica soul/funk come colonna sonora. Quentin Tarantino ha ripescato Pam Grier dal dimenticatoio e l’ha scelta come protagonista, circondata da un cast eccezionale del calibro di De Niro, Michael Keaton, Bridget Fonda e Samuel L. Jackson.
Quentin Tarantino vuole bene a Jackie Brown e si vede dal modo in cui racconta la sua vita. Lei non teme criminali e assassini, ma allo stesso tempo è una donna vulnerabile e piena di sfaccettature. Un personaggio difficile da interpretare, ma la potenza di Pam Grier emerge e incanta.
Nei panni dell’ hostess Jackie Brown ci fa volare ad alta quota!
2- Beatirx Kiddo, o “La sposa” o “Black Mamba”, Uma Thurman in Kill Bill
Sposa, mamma, guerriera di arti marziali, pistolera… Beatrix Kiddo è inarrestabile.
Impossibile definirla con una sola parola, questa combattente vendicativa è diventata iconica. Se pensiamo a lei, immediatamente la vediamo con la sua tuta gialla e la katana. Beatrix è un’eroina in grado di maneggiare qualsiasi arma e, quando non ce l’ha, bastano le sue mani e la sua forza interiore a farla vincere. Non si può competere con una donna che sopravvive a una chiusura all’interno di una bara! Nemmeno Bill potrà arrestare la sua furia omicida.
La storia di Beatrix è ricca di azioni, ma è anche molto profonda. Il suo ex amante l’ha privata del suo essere donna e madre. Lei si vendicherà versando litri di sangue per arrivare a lui e riprendersi ciò che le è stato ingiustamente tolto. Uma Thurman lavora con Quentin Tarantino per la seconda volta in dieci anni, interpretando il ruolo che ogni attrice sognerebbe di ricoprire. Questo personaggio consacra Uma Thurman come regina del pulp, anche se questo film è un ricco mix di stili e generi cinematografici, come il western, ad esempio. Basta pensare ai primi piani con sguardi intensi alla Sergio Leone, ma definire il genere di appartenenza di questa pellicola è difficile.
Kill Bill, in più, è anche il primo film in cui il ruolo della donna cambia notevolmente. Non è solo il mondo maschile a essere irruento, la spietatezza azzera la differenza di genere. Le donne sono violente, ma anche violate. Guerriere, ma indifese. Fanno scorrere fiumi di sangue, ma anche loro ne perdono molto. Beatrix Kiddo è una novità assoluta, ma anche un’iniezione di positività. Mai arrendersi per raggiungere i propri obiettivi!
3- Shoshanna Dreyfus, Melanie Lauren in Bastardi senza gloria
Questa femme fatale dal viso angelico arriva a uccidere il diavolo in persona: Adolf Hitler.
Shosanna Dreyfus è la protagonista di Bastardi senza gloria, un personaggio femminile diverso dagli altri tarantiniani: ammazza con l’astuzia, non con la forza. Questa eroina cova vendetta sin dall’infanzia. Il comandante delle SS Hans Landa (un indimenticabile Christoph Waltz) stermina la sua famiglia, lei scampa al massacro. Il loro,però non è un addio, ma un arrivederci. “Au revoir, Shosanna!” sussurra Landa.
Passano gli anni, lei è fuggita a Parigi ed è diventata proprietaria di una sala cinematografica.
Shosanna Dreyfus sa aspettare. Nell’universo parallelo creato da Tarantino, il destino le donerà un’occasione unica per soddisfare il suo bisogno di vendetta.
In questo film , per la prima volta, il cinema salva letteralmente le vite. Non solo, riscrive la storia.
La vendetta di Shosanna non è solo personale. Non riscatta solo la sua famiglia e il popolo ebraico, ma il mondo intero. E qui sta il colpo di genio di Tarantino. La crudeltà dei nazisti è reale, anche in questa opera di fantasia. Difficile dimenticare la scena dello strangolamento di un’altra donna con un ruolo di rilievo nel film: Bridget Von Hammersmark (Diane Kruger). Siamo abituati alla violenza di Tarantino, ma quella scena sconvolge sempre per il suo realismo.
Mélanie Laurant nei panni di Shosanna è perfetta. Elegante, raffinata e gentile quanto letale; vulnerabile e feroce allo stesso tempo. La scena in cui si dipinge il viso come una guerriera indiana sulle note di David Bowie è indimenticabile. Così come il suo coraggio di far saltare in aria il nazismo insieme alla sua sala cinematografica. “Adieu, Shosanna!” ma, da tutti noi, un sentito: “Merci!”
4- Mia Wallace, ancora Uma Thurman, in Pulp Fiction
Mia Wallace: la pupa del boss. Probabilmente la migliore donna di Quentin Tarantino. O, semplicemente, quella a cui siamo più affezionati.
Pulp Fiction è un cult pieno di scene e battute che sono diventate leggendarie. Uma Thurman col caschetto bruno entra nella storia del cinema grazie alla sua interpretazione di Mia Wallace. Il twist con Vincent Vega (John Travolta), l’overdose di eroina, il dialogo sul silenzio … sono momenti emblematici della filmografia di Quentin Tarantino.
Mia è la donna del capo. Questo ruolo poteva essere uno stereotipo del cinema; solitamente un personaggio secondario e con poche battute. Ma Mia è una donna di Tarantino e rompe i cliché!
Fascinosa anche con pantaloni neri e camicetta bianca, è folle, intraprendente, annoiata e pericolosa. Indimenticabile il dialogo sul massaggio ai piedi tra Vincent e Jules (Samuel L. Jackson) che anticipa l’ingresso in scena di Mia. Una presentazione senza dubbio originale per la moglie del boss. Quando finalmente Mia compare nel film, ci stupisce non vedere una femme fatale in un abito sexy. In effetti, non ne ha bisogno.
E’ la donna più potente in un mondo dominato da uomini.
Non sappiamo molto sulla vita di Mia, a parte che è sposata con Marsellus Wallace (Ving Rhames). E’ una donna magnetica ed enigmatica , circondata da un alone di mistero, che usa parole taglienti.
Ama ballare, incipriarsi il naso e flirtare. Mia è annoiata, ma è anche dotata di grande senso dell’umorismo che non l’abbandona nemmeno quando ha una siringa piantata nel petto.
Compare da sola nella locandina del film nonostante sia solo uno dei tanti personaggi delle varie trame narrate in “Pulp Fiction”.
Tanto basta per intuire il potere della sua immagine seducente e iconica nella storia del cinema.
Nel film, inoltre, c’ è un altro personaggio femminile interessante: Fabienne (Maria De Medeiros) .
Lei è la compagna di Butch (Bruce Willis) e sembra passare le giornate in attesa che il suo amato pugile torni a casa. Una figura passiva, un oggetto erotico che vive solo in funzione della sua dolce metà.
Inoltre, ha quei tipici atteggiamenti femminili che fanno infuriare gli uomini (tipo dimenticare l’orologio di Butch). Insomma, quello di Fabienne è un ruolo minore che poteva non avere nulla di memorabile. Ma quel genio di Quentin Tarantino le ha regalato delle battute meravigliose sulla differenza tra pancetta e pancino che Fabienne si è aggiudicata una piccola fetta del nostro cuore, oltre a quella di una crostata di mirtilli.
5- Dayse Domergue, Jennifer Jason Leigh in The Hateful Eight
Brutta, sporca e cattiva, Daisy Domergue è una fuggiasca condannata a morte.
Una donna ingestibile, pericolosa quanto gli uomini che la circondano. Viene picchiata talmente tanto che Quentin Tarantino si è visto accusare pesantemente per questa scelta nel suo ottavo film “The Hateful Eight”.
Daisy è paziente e furba, un’abile calcolatrice che sa aspettare il momento giusto per vendicarsi. Più che parlare, ghigna. E’ un animaletto ammanettato capace di sdrammatizzare anche quando sa di rimetterci le penne.
Ma chi è veramente Daisy Domergue? Un’antieroina. Un’odiosa fuorilegge dalla risata macabra che sputa denti dopo aver incassato cazzotti.
Daisy è enigmatica, non si capisce se finga o se sia veramente così. Inganna gli uomini da cui è circondata e anche lo spettatore, perchè in fondo Daisy sa anche amare. Vuol bene a suo fratello e alla sua banda. Adora stare al comando. Subisce la violenza, ma ne genera anche tanta. E’ un po’ matta, ma è il suo modo di sopravvivere nel brutale e spietato west. E, nonostante sia l’unica donna dei detestabili otto, è anche l’unica che prende così tante botte. Però, lo fa senza mostrare che le fanno male; non vuole dare questa soddisfazione ai suoi nemici.
Jennifer Jason Leigh ci regala una performance da Oscar. Infatti, è stata candidata come “Miglior Attrice non Protagonista” ma non ha portato purtroppo la statuetta a casa. La sua Daisy esprime un’umanità ferita, però ancora orgogliosa . Questa sua personalità emerge soprattutto in una scena in cui canta una canzone con una voce sgraziata, ma autentica. Come lei, del resto.
E anche se Daisy è una detestabile donna, è senza dubbio una delle più amabili di Quentin Tarantino.
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