Tra gli autori più prolifici del cinema, Woody Allen è uno di quei personaggi che o si amano smisuratamente o si odiano vigorosamente, perché il suo cinema è lui e lui è il suo cinema.

Filosofico, nevrotico, cervellotico e totalmente opposto ai grandi bellocci hollywoodiani, per cui tutto si risolve con gran sorriso, Allen è l’antieroe dei suoi film e del suo tempo; è l’uomo comune dalla cultura fuori dal comune che s’interroga sui grandi mali della vita, sulla psicologia freudiana, impastando sofferenza, critica e ironia in un mix riconoscibilissimo di umorismo ebraico che, però, esce dalla mente e dalla bocca di un ateo.

Insomma se una pellicola è firmata Woody Allen, si vede…anche perché è proprio lui il protagonista di quasi ogni suo film.

Questo perché il suo cinema è la sua essenza, la sua arte e la sua eterna fascinazione per New York, sfondo d’eccellenza dei suoi racconti e di tutto ciò che lo ossessiona.

I capolavori di Woody Allen

Io e Annie (1977)

Annie e io abbiamo rotto e io ancora non riesco a farmene una ragione

Pellicola del 1977, Io e Annie è, in un certo senso, la commedia sentimentale per eccellenza, un racconto uscito direttamente dalla New Hollywood che è rinnovamento del cinema tutto e quindi anche del cinema di Woody Allen.

Quella di Annie Hall, titolo originale del film, è la storia d’amore tra Alvy ,Woody Allen e Annie (Diane Keaton) un rapporto finito e ricostruito sullo schermo con flashback e flashforward che scende fino alle viscere di questo amore, totalmente immerso nella borghesia di Manhattan, tra insicurezze, ansie, cambiamenti e sofferenze.

Al di là della storia d’amore, delineata con tutti i crismi, oltre l’indiscutibile bravura della Keaton, quello che rende Io e Annie un grande film è il tipico surrealismo alleniano, il suo rivolgersi al pubblico sfondando la quarta parete, col suo monologo iniziale e l’incursione di Marshall McLuhan sulla scena, quasi come se il regista volesse trovare qualcuno tra il pubblico, fuori dal canonico contesto filmico, con cui sfogarsi, confrontarsi, insomma qualcuno che comprenda quella sua miriade di pensieri disordinati che hanno però un ordine tutto loro.

Tra il dramma e la commedia, il dolce e l’amaro, Io e Annie racconta la realtà dell’amore, bella o brutta che sia e si aggiudica ben 4 Premi Oscar.

Manhattan (1979)

New York era la sua città e lo sarebbe sempre stata

Nel 1979 arriva un’altra storia d’amore per Woody Allen, ma stavolta non solo è girata a Manhattan, come per Io e Annie, ma a lei è anche dedicata.

Manhattan, infatti, è qui presentata con un bianco e nero pervasivo, forte e allo stesso tempo romantico, tra bianchi lucenti e neri scurissimi. Le immagini riescono a sovrastare la classica sceneggiatura traboccante di battute di Woody Allen, grazie alle inquadrature così ben studiate da sembrare quasi dei quadri, il tutto accompagnato dalle musiche di George Gershwin che rendono la pellicola ancora più poetica, anzi quasi favolistica.

C’è da dire che è proprio l’amore di Woody Allen per Gershwin ad aver ispirato e dato il via alla pellicola. Qui, i personaggi raccontati da Allen, tra cui lui stesso ovviamente, si avvicendano sullo schermo, ma lo sfondo è sempre quello: Manhattan, con tanto di contemplazione del Queensboro Bridge, in una delle scene più memorabili del film, con Allen e Diane Keaton seduti su una panchina piazzata lì proprio per l’occasione.

La storia di base è abbastanza semplice, Isaac, autore televisivo che ha intenzione di scrivere un libro sulla sua città, dopo il divorzio frequenta una ragazza più giovane di lui, molto più giovane, ma il caso vuole che s’innamori di Mary, un’intellettuale e sofisticata donna divorziata, amante del suo amico. Insomma, gli intrecci d’amore riempiono e danno voce alle immagini della città che sono il vero e unico fulcro della pellicola.

Crimini e misfatti (1989)

Dio è un lusso che non mi posso permettere.

Film diviso in due episodi che s’intrecciano tra loro, Crimini e Misfatti è una delle opere migliori di Woody Allen che riesce a toccare infiniti generi, tra noir, thriller, commedia, tragedia e melodramma, condensando il tutto in un paio d’ore.

Del 1989, la storia raccontata nel film è quella di due uomini Cliff, Woody Allen e Judah, un meraviglioso Martin Landau, e delle loro vite. Judah ha un’amante che avanza pretese sulla loro relazione rischiando di mettere a repentaglio l’immagine che l’uomo ha creato di sé, pertanto c’è una sola fine per lei. in questo universo di crimini brutali.

Cliff è invece un documentarista che di lavoro ne ha ben poco ed è costretto a scendere a patti con un uomo che non stima pur di continuare a lavorare.

Il matrimonio di Cliff è praticamente collassato e l’uomo si convince di poter trovare conforto in un’altra donna, interpretata da Mia Farrow.

Tutto si muove tra bene e male, tra azioni e colpe in un mondo che Allen vede totalmente privo di una vera giustizia, perché forse a nessuno importa cosa l’uomo faccia davvero, sta solo al singolo decidere da che parte stare.